Con la Legge Scout accanto ai perseguitati per il proprio credo religioso

La mia esperienza 

Ho 32 anni e sono uno scout. Anche se vivo a Londra, sono censito nel gruppo Ceggia 1. Nell’aprile 2012 con molta speranza, ma poche certezze, sono partito per il Regno Unito per lavorare per una organizzazione per i diritti umani. Dopo qualche mese ho iniziato a lavorare per Christian Solidarity Worldwide.

Christian Solidarity Worldwide?

È un’organizzazione per i diritti umani, cristiana ecumenica, presente in 23 paesi. Una delle poche al mondo che lavora per la libertà di religione, coscienza e credo, con particolare attenzione ai cristiani perseguitati nelle varie parti del mondo.
Svolgiamo molte attività, dal supporto legale ai perseguitati alla formazione sulla sicurezza personale, dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle gravi violazioni alla libertà di religione che esistono nel mondo per spingere i principali governi del pianeta, le Nazioni Unite e l’Unione Europea a prendere provvedimenti contro quei paesi che costantemente violano il diritto al credo religioso.
Le violazioni che combattiamo sono inumane. Esistono paesi dove avere una religione è un crimine per cui si può essere uccisi o torturati, altri che organizzano veri e propri campi di concentramento per i credenti, o ancora paesi in cui si rischia di essere aggrediti da eserciti solo per avere un determinato credo religioso.
In occidente facciamo fatica a capire cosa significhi essere privati della libertà di religione e coscienza, ma in ben 65 paesi nel mondo le persone devono affrontare quotidianamente questa privazione a un loro diritto fondamentale.

La libertà di religione nello scoutismo

Nello scautismo ho imparato per la prima volta l’importanza della libertà di coscienza. La religione del resto non è altro che la manifestazione più viva e intima della chiamata al divino che ognuno sente nel profondo di sé. Quell’obbedienza a un ordine superiore spiegato stupendamente nel libro “Pregare la Legge”, quando viene declinato l’art. 7 del nostro amato decalogo, che per uno scout è il fondamento della libertà di coscienza.
Mi piace ricordare che lo stesso Baden-Powell sosteneva attivamente la necessità per ogni scout di avere una religione. Era lui poi che promosse i Jamboree e la fraternità mondiale che per definizione, e sua espressa scelta, non doveva avere limitazioni di carattere etnico, razziale, nazionale o religioso.
Ho avuto la fortuna di partecipare a un Jamboree e posso assicurare che vi è un tesoro inestimabile nel vedere la famiglia umana riunita anche nei diversi modi attraverso cui ognuno vive il proprio rapporto con Dio.
Senza cadere nel relativismo che ci rende indifferenti alle varie religioni, ci rendiamo conto che senza la libertà di credere e di professare la propria fede, così come di cambiare idea non si può amare Dio. Non è forse il libero arbitrio uno dei doni più grandi che abbiamo ricevuto?
E’ sempre nella nostra legge scout che troviamo il fondamento stesso della libertà di religione che io con il mio lavoro difendo. “Lo scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout (a qualunque paese, classe sociale o religione esso appartenga)”. Come posso essere amico o fratello di qualcuno che non rispetto o peggio che discrimino per la propria religione?

Cos’è la libertà di religione e di coscienza?

Due sono le basi per iniziare un ragionamento sulla libertà di religione.
Il primo è quanto stabilito dall’art.18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il secondo è la costituzione apostolica Dignitatis Humanae. Entrambi questi documenti dichiarano in buona sostanza che nessuno può essere privato del diritto di credere o non credere in una religione, di farne o non farne culto, e di prendere particolari posizioni nella vita pubblica o privata per ragioni legate alla propria coscienza.
Questi diritti, che a noi sembrano ovvi e assodati, in realtà sono garantiti ad appena il 25% dell’intera popolazione mondiale, mentre il restante 75% soffre di gravi o gravissime privazioni di questi basilari diritti.
Di recente ho incontrato il Prof. Heiner Bielefeldt, incaricato speciale delle Nazioni Unite per le libertà religiose. Mi ha chiarito in maniera esemplare quanto la comunità internazionale tenda a non considerare irrinunciabile questo fondamentale diritto dell’uomo, nonostante i trattati internazionali. Spesso si tende a dare priorità ai diritti umani, come se questo fosse possibile, ritenendo che per esempio il diritto alla vita o quello alla libertà di parola vengano prima della libertà di religione e coscienza.
Ovviamente questa distinzione è ha poco senso. La libertà di religione e coscienza investe la sfera più profonda e intima dell’essere umano, sia esso inteso come singolo che come collettività. Tutti i diritti e le libertà sarebbero inutili se prima di tutto all’essere umano non fosse garantita la libertà di credere in ciò che sente giusto. Non a caso tutte le dittature, di qualunque tipo, hanno sempre limitato la libertà di religione e coscienza, contemporaneamente se non prima delle altre libertà fondamentali.

Come puoi aiutare?

Christian Solidarity Worldwide non ha nessun gruppo di volontari o simpatizzanti in Italia, ma quello che tu puoi fare per tanti esseri umani perseguitati non è poco. Puoi diventare nostro ambasciatore in Italia, da solo o con altri tuoi amici.
Se sei impegnato in terza branca, puoi lanciare un capitolo su questo tema. Quanti ragazzi danno per scontata la propria libertà? Noi possiamo fornirvi interessanti esempi e casi di studio.
Puoi pregare per noi e per le persone che aiutiamo.
Quello però che devi ricordare è che rimanendo in silenzio, torture e persecuzioni non si fermeranno mai. Abbiamo bisogno anche di te per dare una voce a chi non ne ha.
Puoi visitare il sito www.csw.org.uk.

di Giampiero Giacomel – gruppo Ceggia 1

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Posted in 4/2013, Orizzonte Europa