Caro genitore, ti scrivo… anzi no, ti parlo!

Fabio Sommacal – Commissario Nazionale Esploratori

Non è sempre facile il nostro rapporto come Capi nei confronti dei genitori degli esploratori, perché spesso o siamo giovani rispetto al padre e alla madre dei ragazzi che ci vengono affidati (e per questo ci sentiamo in soggezione), o magari al contrario ci viene spontaneo dare loro mille consigli, con tanta voglia di spiegare loro come si fa a fare i genitori (magari forti delle nostre conoscenze “metodologiche” che ci indicano in modo chiaro come muoverci in campo educativo con i più giovani di noi…).

Nel primo caso, quando siamo in soggezione, senza girarci tanto intorno, è necessario che cerchiamo di farci affiancare da qualcuno che abbia sufficiente esperienza nel rapporto con loro, come ad esempio il/la capo gruppo, che se già di suo ha come compito quello dell’esserci accanto ancor più in questo caso potrà esserci utile nel suggerirci l’approccio più giusto.

Talvolta però, come Capi, ci sentiamo di dispensare consigli a destra e a manca, senza magari immedesimarci nella vita di quel papà o di quella mamma e senza chiederci il perché agisce in un determinato modo con i propri figli… e certamente questo non è un buon approccio !
Premesso che una scuola per genitori non c’è, ma fortunatamente un campo scuola per aiutarci a maturare nella nostra consapevolezza di capi sì, quello c’è, dopo aver superato una innegabile difficoltà iniziale a rapportarsi con loro, il passo successivo potrebbe proprio essere quello di cercare di conoscere davvero il più possibile quella famiglia per comprendere meglio il suo punto di vista, conoscere le sue quotidiane fatiche e sforzarci di capire il perché ha quel tipo di rapporto col proprio figlio (che talvolta è pure conflittuale…. specie se il ragazzo ha superato i 14 anni e va alla ricerca della massima indipendenza possibile…).

Quella necessaria complicità fra Capo e genitore, per il bene del ragazzo, non può non esserci, ma quello che invece assolutamente non ci deve essere da parte del Capo è l’atteggiamento di “superiorità” e un giudizio sull’essere genitore verso coloro i quali ci affidano i propri figli.
Paiono forse banali queste mie parole, magari scontate… ma purtroppo non lo sono.
Mentre ci tengo a sottolineare, ancora una volta, che non sta assolutamente a noi esprimere alcun giudizio sui genitori, qualsiasi sia il loro modo di agire… vi sprono ad imparare ad affiancarli, a spiegare loro quale vuol essere il nostro agire per i loro figli, quali i valori che desideriamo trasmettere, le gioie e le difficoltà quotidiane che scorgiamo nei loro figli.

E il nostro rapporto con loro – questo è fondamentale – sia diretto, attraverso un incontro di persona, una telefonata, e non attraverso mail o, ancor peggio, gruppi facebook e che altro oggi la tecnologia ci offre.
Se scrivo questo è a ragion veduta, perché nei mille contatti avuti in questi mesi in preparazione all’Eurojam mi sono reso conto di quanto il rapporto fra Capo e famiglia dipenda dalla frequenza e dalla qualità della loro comunicazione, dalla fiducia che il Capo si è guadagnato nel tempo anche con i genitori.
Ok, sicuramente non è facile, ma è fondamentale!

Laddove il Capo ha avuto difficoltà nel proporre l’Eurojam come esperienza fortemente educativa, o alcune sue specificità, una delle situazioni limite fra Capo e genitore, così come appena descritte, era la quotidianità… e questo deve diventare per tutti noi momento di riflessione e di crescita; non vediamolo come un problema o un’altra cosa da fare, ma come una opportunità per migliorare sempre, quello si!

Posted in 3/2014, Giocare il Gioco