Vino nuovo in otri nuovi

Intervista a Gianluigi De Paolo – Assessore al Comune di Roma
Pier Marco Tulli

Da papa-boy, responsabile dell’Infopoint della GMG di Roma del 2000, ad Assessore a Roma Capitale dal gennaio 2011: parlaci di come sei arrivato a questa scelta.
In realtà, non ho scelto direttamente io di intraprendere questo percorso. Che, però, parte proprio da quella notte del 19 agosto 2000, a Tor Vergata. Ricordo come fosse ieri quel tramonto. Ero stanco morto per la camminata fatta, con lo zaino sulle spalle, sotto il calore del sole di agosto. E, mentre pensavo ad altro, ha iniziato a parlare Giovanni Paolo II. Le sue parole sono state come un pugno nello stomaco… Da allora sono passati 11 anni, nei quali la mia esistenza ha preso la forma che ha oggi, la forma che quelle parole mi hanno indicato: il Papa ha tracciato per me il programma di vita che oggi mi caratterizza. Sentinelle del mattino, in quest’alba del nuovo Millennio. Fino a pochi mesi fa ero Presidente delle Acli di Roma e del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio. Avevo pensato a lungo che potesse essere quella la mia “vocazione” di servizio alla società. Fino a quando non ho ricevuto la proposta del Sindaco della mia città, che mi chiedeva di “lavare i piedi” in un modo nuovo – a me fino ad allora sconosciuto – ai miei concittadini. Una nuova sfida, tanto più grande di me. Piccolo e fragile, ho accettato, fidandomi ancora una volta di Giovanni Paolo II.

Allora, la politica è così sporca come spesso la si percepisce, oppure un cattolico può impegnarcisi senza perdere la propria anima?
Certamente l’ambito politico si presta di solito a numerose critiche. Il mio impegno, però, nasce da una proposta folle del Sindaco con cui ho creato un rapporto sincero. Essere impegnati in politica, da cattolici, significa poter dare a questa realtà un valore aggiunto. In fondo, si può servire la propria città anche come marito e padre, prendendosi cura ed educando chi ci è accanto e fa famiglia con noi. Però, credo che quando le Istituzioni politiche danno alla società civile la possibilità di esprimere una persona che lavori per il Bene Comune, non si possa rispedire al mittente questa opportunità. Ce lo chiedono sempre più spesso anche i nostri Pastori, ce lo ha chiesto Benedetto XVI, ma soprattutto ce lo chiede il momento storico che stiamo vivendo. Abbiamo bisogno di scompaginare la stagnazione e provare a mettere vino nuovo in otri nuovi.

Sono solo dieci mesi che sei assessore, ma puoi già raccontarci qualcosa. Dicci prima perché questa esperienza per te è positiva.
La “chiamata” delle Istituzioni all’inizio mi ha un po’ spaventato, perché non sono quello che si definisce un “politico” di professione. Inoltre, la mia scelta è stata soffertissima, perché dov’ero facevo cose che mi piacevano molto. Stavo realizzando i miei sogni. All’inizio è stata molto dura, ora mi sento al posto giusto, nonostante le difficoltà che non mancano. Qualche aspetto negativo che ti ha colpito e che vorresti cambiare o cancellare. In alcune circostanze, purtroppo, ho notato nella gente che incontro un senso di sfiducia, di rassegnazione “a prescindere” nei riguardi della politica. Certamente questo è legato a fatti o vicende che hanno segnato, in qualche modo, la loro percezione del mondo politico. Quello che mi ha fatto rimanere più male è l’essere percepito da alcuni amici come un appestato per il solo fatto di essere diventato assessore. Non sono pochi quelli che credono che la politica faccia schifo. Credo sia fondamentale non “indignarsi”, ma piuttosto impegnare le proprie energie per ridare vita alla speranza, ricostruendo legami solidali e trovando insieme minimi comuni multipli in grado di immettere nella società e nella politica uno spirito nuovo. A volte basterebbe avere il desiderio d’incontrare la “persona” senza legargli addosso un’etichetta ideologica.

Hai percepito la possibilità di fare politica come una chiamata. In questa esperienza quali tue caratteristiche – vogliamo chiamarle talenti? – ti stanno aiutando a viverla bene e con successo?
Come dico sempre: nella vita non può esistere un profilo personale pubblico e uno privato. L’uomo è uno, anche se declinato in molte forme e in molti modi. Chi m’incontra, in motorino, mentre giro gli asili nido o le scuole d’infanzia di Roma, nelle conferenze stampa di presentazione di iniziative per il protagonismo giovanile o per la valorizzazione delle agenzie educative della città, sui social networks o magari anche solo per strada, durante una passeggiata con la mia famiglia, trova e scopre sempre la stessa persona. In un’epoca come questa, in cui non ci si fida più del politico di turno, credo che la scelta della verità sia fondamentale. Sento il Signore vicino e questo mi da grande conforto e motivazione.

Nel tuo discernimento cosa ti ha convinto che era la cosa giusta da fare?
La preghiera. Ho pregato tanto con mia moglie prima di accettare: non è facile accettare di cambiare totalmente la tua vita dopo che ne hai immaginata un’altra. Così come non è facile dimetterti da ogni tuo incarico quando ha un mutuo da pagare, tre figli ed uno in arrivo. Ma se non io, chi? Se non ora, quando? Se non qui, dove?

I nostri lettori sono educatori di ragazzi e ragazze tra gli otto e i ventuno anni, tra cui magari ci potrà essere tra qualche anno un assessore o un politico che lavori per il bene del Paese. Ti senti di dare qualche indicazione o consiglio in tal senso?
Solo uno: manifestate il vostro dissenso rispetto allo status quo attraverso una “contestazione del sì” che porti nuove idee, proposte e iniziative sostenibili in grado di cambiare l’identità del vostro quartiere, del vostro municipio, della vostra città. Non fatevi strumentalizzare o scoraggiare, non rassegnatevi ai modelli sociali ed economici creati e prodotti dai nostri padri. Approfondite sempre ogni questione e cercate di costruire giorno per giorno il futuro. Vostro e di chi vi sta intorno. E non abbiate paura della vita e del futuro.

Ormai sei diventato famoso anche per i tuoi sandali francescani, indossati anche per il giuramento da assessore o al ricevimento da Benedetto XVI.
È una storia che molti sanno: nel 2002, durante un viaggio in Terrasanta, ero tra i giovani che portarono la “lampada della pace” a Gerusalemme. Lì ho incontrato alcuni miei coetanei ebrei e palestinesi e, parlando con loro, ho compreso quanto sia grande la sofferenza per una situazione come quella, specie per i giovani. Per questo, in quella circostanza feci un fioretto: continuerò a indossare i sandali finché la pace in quei luoghi non sarà divenuta una realtà. Ce li avevo anche il giorno del mio matrimonio, per la gioia di mia moglie!

Come vivi la tua fede oggi?
Come una persona normale, ma con la consapevolezza che senza la fede sarei nulla. E non lo dico tanto per dire. Tutta la mia vita sarebbe stata molto diversa se non avessi incontrato la bellezza del cristianesimo. In questi anni, però, ho capito che oltre alla Messa e ai gruppi parrocchiali c’è bisogno di rubare momenti di preghiera durante il giorno o durante la notte. Da quando sono assessore, ad esempio, tornando dal Campidoglio mi fermo tutti i giorni una decina di minuti nella chiesa di Santa Anastasia dove c’è l’adorazione permanente.

Parlaci della tua famiglia. Cosa significano per te tua moglie Anna Chiara e i tuoi figli?
La mia famiglia è il mio riposo e la mia gioia. Fare l’assessore presuppone una scelta non solo personale, ma familiare. Se non ci fosse mia moglie non riuscirei a fare quello che faccio. I miei figli, poi, sono uno stimolo a lavorare sempre di più e sempre meglio. Danno un senso al mio servizio.

Prima di diventare assessore eri Presidente Regionale del Forum delle Famiglie del Lazio. Perché oggi è così importante prendersi cura della famiglia?
Da marito e padre di tre figli (che tra un po’ saranno quattro), credo fortemente che le mamme, i papà e i figli siano il presente e il futuro della nostra società! In Italia la famiglia oggi è vista più come un problema che come un’opportunità. La realtà, però, è un’altra. La bellezza e la ricchezza che ritroviamo nel nucleo familiare e nella possibilità che dà di avere dei figli non è presente in nessun’altra istituzione. La famiglia è la più grande e importante risorsa del nostro Paese. Stiamo cercando di introdurre il quoziente familiare: vorrei che Roma diventasse un traino capace d’influenzare le istituzioni regionali e nazionali nella politica integrata a favore della famiglia.

Grazie Gianluigi. Ti salutiamo alla nostra maniera, augurandoti “buona strada”, e sperando che possa veramente crescere una nuova generazione di politici attenti al bene comune. Che ridiano speranza e confermino nella fede.

Posted in 2011, 6/2011, Annualità, Cittadini degni del Vangelo