Shazam… il Carnet di Marcia!

Il carnet di marcia. È lo strumento personale del Rover. In esso egli annota ciò che più torna utile alla sua formazione: prende appunti di chiacchierate interessanti, scrive impressioni e sensazioni provate durante le varie attività, segnatamente durante le Uscite e i Campi Mobili. Diventerà così il suo compagno di strada, in cui conserverà i ricordi e le esperienze vissute” (dalle NN.DD. di Branca Rover). È ormai un dato di fatto che una parte corposa della nostra capacità di ascolto e di lettura del mondo sia “dentro” la rete. Perfino la nostra stessa identità viene vista sempre più come disseminata in vari spazi e non semplicemente come risultato della nostra presenza fisica. Il Papa ha recentemente parlato della “rete” come spazio antropologico interconnesso in cui viviamo. In questo “spazio” oggi è sempre più difficile mettersi alla ricerca del messaggio di senso. Siamo infatti circondati da una enorme nuvola di contenuti che ci arrivano anche se non li cerchiamo. Li chiamiamo “contenuti orbitali”, e ci gravitano intorno anche se spesso sono sganciati dal contesto al cui appartengono. È la cosiddetta information overload che porta l’uomo a non essere più in ricerca. Tutto è già ricevuto, bisogna solo selezionare. Tant’è che la fatica che si fa non è più quella di dare risposte, ma di riconoscere le domande fondamentali, quelle che dànno senso. La parola d’ordine quindi è una nostra vecchia conoscenza: “discernimento”, riconoscere le risposte giuste alla luce delle domande giuste. Dalle risposte, siamo quindi chiamati a riconoscere le domande più radicali. Se il ragionamento oggi si è spostato sui “contenuti orbitali”, va trovato in noi un centro spirituale forte capace di dare unità ai contenuti. Bisogna imparare ad ascoltare le “esperienze” fatte. L’esperienza non è solo “ciò che ci accade” (saremmo passivi) né solo ciò che “sentiamo intensamente” (sarebbe effimera, non costruirebbe la nostra identità). “Experience is not what happens to a man; it is what a man does with what happens to him” (A. Huxley). L’esperienza richiede una capacità riflessiva, per poterci appropriare veramente di ciò che ci accade. Altrimenti tutto ciò che facciamo diventa una “bella esperienza”, una frase sulla quale spesso ci riduciamo a costruire le verifiche delle nostre attività! Per San Paolo, nostro patrono, l’ascolto è il cardine della Fede (Ascolta, Israele; Shemà Israel, Dt 6,4) e l’uomo è l’uditore della Parola. Oggi, tuttavia, l’esperienza di ascolto dei nostri ragazzi è quella shuffle (casuale, ciò che indistintamente arriva). È un tipo di ascolto ambientale che viene, per così dire, decodificato sono nel momento in cui qualcosa ci colpisce. Un esempio ne è Shazam, una delle più scaricate app per gli smartphone; capace di riconoscere una canzone registrandone dall’ambiente solo pochi secondi attraverso il microfono del telefono. Siamo davanti ad un vero e proprio cambiamento antropologico del senso dell’ascolto. In questo contesto, il Roverismo porta con sé un potente strumento: il Carnet di Marcia. L’utilizzo del Carnet di Marcia, personale per ciascun Rover, prevede un passaggio in cui bisogna impugnare una penna e scrivere. Non si può fare copia/incolla, bisogna passare per un percorso “creativo”, bisogna scrivere e ciascuno deve farlo con parole sue. Ciò che scrivi ti resta dentro, ti resta impresso, non lo dimentichi. È più facile dimenticare ciò che dici rispetto a ciò che scrivi. L’ascolto ambientale, quindi per un Rover, diventa discernimento e diventa decodifica del messaggio di senso. Il carnet diventa davvero un compagno di strada che racchiude i momenti importanti in cui il quotidiano ti ha fatto crescere. Rende il Rover capace di stupirsi ancora una volta davanti al quotidiano. Il filosofo Albert Borgmann evidenzia le differenze fra “strumenti tecnologici”, quali radio, televisione, computer, cellulari, e “oggetti focali” (focal things), quali il focolare, il pasto condiviso, l’altare dove celebriamo l’eucaristia. Tanto per fare un esempio, il condizionatore che riscalda una stanza è una comodità, che si accende o si spegne al bisogno, rispetto al camino che invece richiama non solo tutta una preparazione, ma anche una emotività legata alla simbologia. Il Carnet di Marcia aiuta il Rover a passare da un utilizzo da “consumatore” del quotidiano ad una esperienza vivificante; a fare un salto, quindi, dalla “comodità” alla “Grazia” di Dio. Il Carnet aiuta il Rover a scoprire le focal things della sua vita. Caro Capo Clan, ti rendi conto delle potenzialità pedagogiche dello strumento “Carnet di Marcia”? Come/quanto lo utilizzi per i tuoi Rover?

Gipo Montesanto Commissario Nazionale Rover

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Posted in 1/2013, 2013, Giocare il Gioco