Alla ricerca delle occasioni perdute

dscn1115Stefano Bertoni (stefano.bertoni1970@gmail.com)

Per far fronte al momento di pesante crisi e dare dunque risposta alle necessità di persone in situazioni di grave marginalità, la Caritas di … ha deciso di aprire la mensa … anche alla sera. Per far fronte a questa nuova emergenza – e dunque per sostenere questo servizio – è necessario molto personale, si chiede pertanto la disponibilità di nuovi volontari. L’orario di servizio è dalle 18 alle 21”.

Negli ultimi anni e ancor di più negli ultimi mesi mi è capitato spesso di leggere sui giornali locali richieste simili da parte di enti e organismi impegnati nel sostegno alle persone più bisognose.

Il più delle volte mi sono chiesto se, limitandosi solo a leggerli, non perdiamo in realtà una buona occasione per passare dalla semplice riflessione su cosa è il servizio alla possibilità di metterlo in pratica anche al di fuori dell’ambito che ci è connaturato e congeniale del servizio associativo.

Certamente abbiamo le nostre attività con i ragazzi e in associazione, il tempo è sempre poco, non possiamo farci carico di tutti i mali del mondo: l’elenco di tutto ciò che ci impedirebbe di fare qualcosa al di fuori del nostro recinto è lungo.

Oltre a questo può capitare di sentirsi opporre motivazioni del tipo “sì, è vero, si potrebbe fare, ma i nostri ragazzi in questo momento hanno bisogno di altro, stiamo cercando di fare comunità ….”. La sensazione è che ogni tanto ci si dimentichi facilmente che la comunità di cui facciamo parte è quella umana e non solo quella che si riunisce all’interno delle nostre più o meno confortevoli sedi.

Sicuramente di fronte a eventi eclatanti, terremoti, calamità naturali, l’emozione del momento ci rende capaci di slanci encomiabili, ma probabilmente la difficoltà maggiore è quella del salto nell’invisibilità del quotidiano.

A volte superando la fila delle persone che attendono il loro pasto alla mensa dei poveri vicino al mio luogo di lavoro, proseguo per alcune centinaia di metri e passo davanti a una nuova casa di riposo.

Ci sono entrato molti anni fa quando con il nostro clan organizzammo una serie di momenti di animazione in alcune strutture della nostra città per portare un po’ di allegria in queste nuove cattedrali dell’abbandono: all’interno di esse vite dimenticate trascorrono un tempo spesso vuoto, con rare possibilità di scambiare una parola che non sia quella con i medici e gli operatori dell’assistenza.

Andrea Riccardi nell’introduzione al libro “La forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie1, che raccoglie contributi che prendono spunto dalle esperienze della Comunità di Sant’Egidio, scrive che “essere anziani non è per forza di cose un naufragio, può essere un approdo”.

Se ci si pensa un attimo si può osservare come il nostro spazio di intervento in questo ambito in tutte le nostre realtà è praticamente infinito. Sarebbe sufficiente affinare l’occhio per vedere come siamo praticamente circondati dalle cosiddette “vite di scarto” termine coniato dal sociologo Zygmunt Bauman2 e al quale fa spesso riferimento anche Papa Francesco.

Se cambiamo registro e dall’essere umano spaziamo verso il creato e la natura anche qui possiamo stupirci di quanto sia ampio il ventaglio delle nostre possibilità.

Due Associazioni di volontariato hanno promosso una giornata ecologica dedicata alla pulizia dei boschi e con un nutrito gruppo di volontari hanno eliminato due enormi discariche di rifiuti abusivi, una in contrada ed un’altra in contrada …”: i boschi, il nostro elemento naturale!

Certo siamo molto diligenti quando organizziamo i nostri campi e le nostre attività, raccolta differenziata, sapone ecologico: però ogni tanto non sarebbe male cogliere il richiamo del “lasciare il mondo un po’migliore di come lo abbiamo trovato”! internet e giornali ci aprono un mare magnum, ma nell’era della massima informazione sembriamo incapaci di leggere al realtà che ci circonda.

Il sentiero dove siamo andati in uscita faceva schifo, rami da tutte le parti, erbacce, rovi, non capisco perché sia tenuto così male: poi però magari capita di leggere un annuncio come questo: “Il Rifugio…, di proprietà del CAI di …, ubicato a 2.102 metri di quota nel Parco …, cerca volontarie e volontari per ripristinare e mantenere i sentieri di arrivo e partenza del rifugio. Per conoscere, promuovere e prendersi cura del territorio. L’iniziativa avrà luogo il … .Se non lo avete ancora fatto questo è il momento giusto per andare alla ricerca del sentiero perduto.”

Risposte probabili: “Bella iniziativa, noi però in quella data pensavamo di andare in canoa” oppure “Ottimo! L’ultima volta avevo visto anche io che il sentiero era tenuto male. Finalmente fanno qualcosa!”

E se quel “FANNO”” per una volta diventasse “FACCIAMO”?

1 A.AVV., La forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie, a cura di Gino Battaglia, introduzione di Andrea Riccardi, Milano, Mondadori, 2013

2 ZYGMUNT BAUMAN, Vite di Scarto, Bari-Roma, Laterza, 2005

Posted in 3/2016, Preparati a Servire