Oltre le sfide dei tempi: preparati a servire!

azimuth 5-2011 IIMolti sono gli elementi che avremmo potuto scegliere per la nostra Assemblea, molti e molto disparati. Certamente tutti molto importanti. Certamente tutti molto interessanti. Abbiamo scelto, come spesso accade a noi uomini e donne della partenza, di percorrere il sentiero più arduo e di tentare di scalare la vetta più impegnativa. La sfida educativa è qualcosa che ci tocca da vicino nella quotidianità ma che spesso non siamo in grado di “sequenziare” e definire tecnicamente. I tempi sono cambiati, i ragazzi non sono più quelli di una volta, la società non ci aiuta nel nostro compito: frasi che abbiamo almeno pensato tutti quanti e che i nostri capi ugualmente pronunciano. Il documento dei vescovi “Educare alla buona vita del Vangelo” ha presentato l’orientamento pastorale per i prossimi
10 anni. Grande attenzione viene dato in questo documento al “discernimento”. Questo documento si guarda attorno “per attivare una riflessione seria di carattere pastorale” e chiede a tutti una forte capacità di discernimento, una “attenzione disponibile alla realtà per non smarrire nella sua analisi nessun frammento di essa”. Il documento “legge la realtà in quello sguardo penetrante che sa cogliere ciò che inquieta e ciò che spalanca verso il futuro. Va alle cause e spalanca l’attenzione sui possibili esiti. Soprattutto coglie e valuta l’esistente a partire da un atto di fiducia sull’uomo, sulla storia, su un mistero di progetto di speranza che è più forte delle delusioni e delle degenerazioni”. In questa opera di discernimento viene lanciata la sfida dell’emergenza educativa: considerando le trasformazioni avvenute nella società, osserva come alcuni aspetti, rilevanti dal punto di vista antropologico, influiscano in modo particolare sul processo educativo. “SI tratta di nodi critici che vanno compresi e affrontati senza paura, accettando la sfida di trasformarli in altrettante opportunità educative” (NPG – Scommessa educativa). Accettando quindi la sfida posta dalla CEI e condividendola nello spirito e nel suo carattere di urgenza, il lavoro di riflessione che coinvolgerà l’Associazione nella preparazione dell’Assemblea partirà da questi aspetti per raggiungere quella consapevolezza che ci viene più volte ed in più contesti richiesta come Associazione. È evidente che il compito è complicato: parlare di analisi antropologica, sociologica, culturale potrebbe sembrare un’operazione avulsa dalle nostre specificità. Potrebbe sembrare. Potrebbe anche sembrare di voler fare della teoria, proprio noi che dobbiamo essere concreti, attivi, operativi. Potrebbe essere. Ma non è. L’analisi e la comprensione del contesto entro cui si muovono i ragazzi e entro cui noi ci muoviamo è non solo fondamentale ma cruciale allo scopo della nostra attività. Non si tratta di tempo sprecato o di tempo sottratto alla nostra attività di educatori e capi. Si tratta invece di un investimento importante per qualificare la nostra efficacia educativa: capire per agire, conoscere per operare con successo, comprendere per aiutare. Questa richiesta tra l’altro oltre non essere una nostra libera interpretazione, è parte genetica del movimento scout: B.-P. nelle poche righe che anticipano lo scoutismo si sofferma a descrivere un quadro sociologico, portando attenzione proprio al ragazzo dei suoi tempi ed alla società che lo circonda; da questa analisi nasce forte l’esigenza di trovare risposte e lo scoutismo per lui in quel momento è la migliore risposta. Ma una risposta capace di grande vitalità e contemporaneità: in un suo articolo su Taccuino, B.-P. cita Ovidio: “Tempora mutantur, et nos in illis”, i tempi cambiamo e noi con essi… Il grande pragmatismo di B.-P. era consapevole dell’esigenza che un metodo, efficace ed innovativo come lo scoutismo, non poteva prescindere dal tempo che cambiava e dalle persone che in questo contesto cambiano prospettive, abitudini, comportamenti, dinamiche relazioni e sociali, contesto antropologico, approccio culturale. Oggi più che mai questo si manifesta come non solo necessario ma imprescindibile. L’educazione vera dei nostri ragazzi non può esimerci dal conoscerli: per farlo dobbiamo ed abbiamo il dovere di lavorare sul contesto culturale, sociale ed antropologico che ci circonda e che ci sommerge. “Di fronte a questi cambiamenti qualcuno si chiede smarrito dove andremo a finire: ma è una domanda inutile. Questo è il tempo che ci è dato di vivere. La sfida […] è quella di comprendere quali sono le opportunità che anche questo tempo, con le sue complessità e le sue contraddizioni, contiene e di operare perché esse emergano come tali. Si tratta di una sfida che riguarda la riflessione e la cultura non meno che l’individuazione di percorsi concreti perché pensiero ed esperienza di vita, attraverso l’educazione, possano generare una nuova società” (Paola Bignardi, “Il senso dell’educazione”). Su cosa puntiamo e cosa ci aspettiamo? Il percorso che abbiamo deciso di intraprendere è ben riassunto in questo pensiero di P. Bignardi. Un percorso ambizioso e complesso. Un percorso necessario. Una sfida difficile che sappiamo però di poter manovrare. Su questo abbiamo deciso di puntare. Ci rendiamo anche conto che chiediamo molto alle direzioni di gruppo ed ai distretti ed alle regioni, sia in termini di “lavoro” che di “fatica” poiché non siamo abituati a lavorare in questo ambito ed in questo modo (più deduttivo che induttivo). Ci rendiamo conto che non sarà semplice per i capi riflettere in questo ambito ed in questo modo. Ma siamo sempre più convinti che sia oltremodo necessario. L’analisi della società e del contesto globale entro cui si muovono i ragazzi rappresenta il punto di partenza per qualsiasi scelta strategica e di indirizzo dell’Associazione, punto focale per impostare un orientamento per i prossimi anni. Il lavoro quindi sarà suddiviso in 4 schede operative che tagliano il contesto dei ragazzi in quattro ambiti che abbiamo definito come i più urgenti per la nostra specificità ed identità associativa:

1. Famiglia

2. Mondo del lavoro

3. Associazione fautrice del dibattito educativo

4. Frontiera e missionarietà

Ogni scheda avrà i suoi strumenti operativi che verranno dettagliati negli incontri che si terranno a livello di Distretto. Qui ci soffermiamo sulle caratteristiche più generali dell’organizzazione del lavoro. Il primo momento sarà dedicato all’analisi delle chiavi di lettura (sociologiche, antropologiche, culturali) che sottostanno alle mutate condizioni in cui ci troviamo ad operare. È questa la fase più delicata e forse complicata dove chiediamo uno sforzo, forse impegnativo, ai capi coinvolti nel lavoro preassembleare. L’analisi delle chiavi di lettura sarà supportata da una proposta molto articolata ed esaustiva di materiale bibliografico di supporto e di ausilio al lavoro di comprensione
richiesto. È importante dare rilievo e spazio a questo momento per non entrare nel meccanismo del “banale” o del “conforme”, cosa che uno scout dovrebbe sempre rifiutare! A seguito della comprensione delle chiavi di lettura che governano questa epoca postmoderna, sarà analogamente fondamentale dare una lettura della realtà, coniugando la propria esperienza e conoscenza con gli strumenti di lettura che sono stati analizzati precedentemente. Un lavoro anche in questo caso complesso se si vuole evitare la “banalità” delle risposte. La lettura della realtà è il secondo punto critico di quel discernimento di cui si parlava. Analizzare il gruppo, con i suoi capi e i suoi ragazzi, nel suo territorio di riferimento è cosa quanto mai necessaria e utile per dare vitalità all’analisi delle chiavi di lettura. Ciò fatto ecco quanto si vorrebbe ottenere: l’identificazione di quelli che sono gli elementi della sfida che ci coinvolge come movimento e come educatori. Analizzare qual è il campo da gioco su cui dobbiamo muoverci, i termini della partita che siamo chiamati a giocare, la definizione delle criticità alle quali dobbiamo rispondere se vogliamo non solo continuare con il nostro prezioso servizio ma soprattutto entrare sempre più da protagonisti nel mondo dell’educazione dei nostri ragazzi. In una prima fase non cerchiamo di trovare risposte sugli strumenti specifici che possiamo mettere in campo, sulle soluzioni che possiamo essere in grado di adottare o sulle possibilità che abbiamo come movimento, vi chiediamo di concentrarvi sulla identificazione delle sfide, nelle loro complessità, con le loro molteplici sfaccettature, con le loro criticità. Solo dopo aver analiticamente costruito la mappa cognitiva, averla letta secondo la nostra peculiarietà ed antropologia Cristiana, potremo cercare insieme di riscoprire la nostra specificità e dare forza al nostro servizio con maggiore ricchezza e convinzione. Ci auguriamo, in questa breve nota, di avervi trasmesso i motivi della scelta. Confidiamo nelle vostre capacità di comprensione e nella vostra esperienza, per un lavoro impegnativo ma sicuramente interessante e sfidante. I vostri Commissari di Distretto e di Regione sono a vostra disposizione per chiarire eventuali dubbi e per guidare la vostra riflessione verso l’Assemblea.

Buona Strada!

Commissariato Nazionale

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