Have We a DREAM?

azimuth 5-2011 IIIRiprendo la riflessione di un autorevole giornalista: “Potrà salvarsi l’Europa? Potrà trovare una sua vocazione, una sua missione da compiere e avere la forza per realizzarla? Molte voci si sono cimentate con questo problema che è capitale per tanti aspetti: politici, economici e soprattutto esistenziali. Alcune di quelle voci credono che questa “mission impossible” sia possibile, altre temono di no, temono d’una partita persa in partenza e che l’Europa sia ormai un corpo inerte, ripiegato sui suoi egoismi, sulle sue piccole patrie che la condannano all’irrilevanza. Viene in mente quello che fu il destino delle città greche ai tempi di Alessandro il Grande. Atene, Sparta, Tebe, Corinto erano state grandi, avevano costellato di colonie le coste del Mediterraneo, ma poi si erano dilaniate in feroci guerre tra loro. Quando Alessandro concepì il suo sogno d’un impero, cercò di riportare la Grecia all’antico splendore guidandola e associandola alla sua visione, ma non riuscì, le città greche rifiutarono la sua proposta. Dall’impresa di Alessandro nacque l’ellenismo che contribuì fortemente alla nascita della civiltà europea, ma la Grecia non è più uscita dalla sua irrilevanza. Sarà questo il destino dell’Europa di oggi? E tuttavia ritengo che il salto in avanti è possibile. Dobbiamo abbattere il muro che ancora esiste tra il Nord e il Sud del continente dopo il crollo di quello tra l’Est e l’Ovest. Dobbiamo fare dell’euro una grande moneta mondiale, sorretta da interessi ma anche dai valori di libertà, eguaglianza, democrazia”. L‘analisi che ho riportato credo induca ogni Capo, e in particolare un Capo degli Scouts d’Europa, a porsi, come educatore, le domande da cui siamo partiti: come potrà salvarsi l’Europa? Come potrà trovare la sua vocazione, la sua missione e avere la forza per realizzarla? Una risposta – mi è rimasta molto impressa perché giunse a coronamento delle fatiche fatte quando ero Commissario Generale, per la preparazione all’Eurojam 2003 – viene da Giovanni Paolo II che ci invitò a “costruire l’Europa dei popoli, perché in essa ogni persona sia riconosciuta nella sua dignità di figlio amato da Dio e l’Europa diventi una società fondata sulla solidarietà e sulla carità fraterna”. Ma disse anche che in quest’opera di costruzione dell’Europa dei popoli noi, Guide e Scouts d’Europa, siamo ”un dono prezioso non solo per la Chiesa, ma anche per la nuova Europa che si sta costruendo sotto i vostri occhi”. La risposta però, a fronte della situazione descritta, appare un po’ astratta. Vi propongo allora di prendere un altro sentiero, per vedere se un percorso diverso ci porta a capire come poter dare concretezza alle parole del Papa. Nell’analisi che ho riportato, in particolare nell’immagine di un’Europa incapace di nuovi sogni, vi invito a vedere la metafora della situazione in cui potrebbe rischiare di ritrovarsi la nostra Associazione. Nei primi decenni di vita associativa era chiarissima la missione da compiere: fare una proposta di scoutismo fedele a B.-P. e alla Chiesa. La nostra Associazione ha avuto, certamente, la forza di realizzare questa missione. Oggi lo scoutismo italiano non sarebbe nemmeno com’è, se non avesse avuto lo stimolo e il paragone di un altro scoutismo possibile. Se prendiamo la situazione dell’Europa di oggi come metafora della nostra associazione non è che, pur vivendo serenamente e quotidianamente, ognuno nella propria realtà la nostra routine scout, stiamo diventando un corpo, come la Grecia davanti alla proposta di Alessandro Magno, che non è più capace di slanci, in cui non c’è più una mission sentita da tutti come tale? Non è che stiamo proponendo una quotidianità priva di grandi sogni? Stiamo aiutando abbastanza, le giovani generazioni di Capi, a  progredire, a vivere le sfide del tempo futuro, a non aggrapparsi alla sicurezza di un oggi sereno ma incapace di accogliere nuove sfide? Sulla strada di queste ultime domande incontriamo il percorso che ci aveva portato a porre la prima domanda: infatti a me pare che l’Europa sia problema e soluzione al tempo stesso. Il nostro contributo di cittadini prima, e di capi poi, alla domanda: potrà salvarsi il continente europeo? Potrà trovare una sua vocazione, una sua missione da compiere e avere la forza per realizzarla? È strettamente collegata a un sogno che, come la visione di Alessandro, ci chiama a partecipare anche, guidandolo, ad un nuovo e diverso modo di vivere l’Europa non solo politica ma anche scoutistica. Anzi, è proprio nel potenziare l’Europa scoutistica che faremo la nostra parte per ridare slancio al vecchio continente. Noi vogliamo formare ragazzi che siano:

• capaci di vedere le differenze non come occasione per essere tolleranti, ma come ricchezza da scoprire.

• Consapevoli che nella UIGSE-FSE tutti abbiamo la stessa Promessa e la stessa Legge, perché frutto dell’antropologia cristiana, e che per questo sono disposti ad aprirsi al confronto con associazioni che vivono lo scoutismo con accenti diversi dai nostri.

• Desiderosi di riscoprire le ragioni profonde delle proprie scelte valide e che sono soprattutto disposti a farsi mettere in crisi nelle abitudini derivate solo dalla tradizione.

D’altronde cosa era, nei primi decenni dell’Associazione, un campo scuola? L’occasione per i ragazzi, ma soprattutto per i capi, di confrontarsi, ragionare, condividere, arricchirsi delle altrui esperienze. In una parola costruire assieme l’associazione uscendo dal chiuso delle proprio orticello per andare al confronto col nazionale. Ecco, credo che impegnarsi effettivamente ed efficacemente nella UIGSE possa ricreare un altro volano di crescita, come lo furono i campiscuola nei primi decenni di vita associativa. Infatti anche oggi vi è una ricchezza ancora non scoperta nel livello internazionale cioè nella UIGSE-FSE. Per quanto certamente positivi sono i passi fatti in questi anni, con la creazione della Pattuglia Europa, con gli inviti a qualche Capo della federazione, con l’incontro federale di Soriano, è inutile negare che la cultura “europea” di noi capi è ancora acerba. Infatti, ad oggi possiamo contare un solo campo gemellato in tutta l’associazione durante la scorsa estate, e pochi sono ancora i gruppi che si sono resi disponibili ad accogliere o a valutare esperienze oltre confini. Occorre sicuramente maggiore slancio, occorre Impegnarci con tutte le componenti associative, nel prossimo triennio, per costruire davvero l’Europa, nel cuore e nello spirito dei nostri ragazzi. In tal senso alcune idee potrebbero essere:
1) Nell’estate 2012 ci sarà il rinnovo degli incarichi nella UIGSE-FSE: mettiamo a disposizione dell’unione i Capi e le Capo migliori, preparandoci e preparandoli a questo servizio sin da ora
2) Ormai da molti anni l’attenzione della FSE è puntata allo sviluppo ad est; continua a mancare la componente anglosassone nello scoutismo europeo; ciò rende la costruzione della federazione europea più difficile e simile più alla tradizione imperiale di Carlomagno che a quella classica.
3) È possibile pensare a un Incaricato nazionale all’Europa che rappresenti i Commissari Generali all’estero: non si può chiedere ai Commissari di esser presenti ovunque ma non si può più delegare, nelle sedi decisionali e durante le
attività internazionali, la rappresentanza dell’Italia a coloro che svolgono incarichi nell’Unione.

4) Ai campi scuola non può mancare la formazione alla fraternità internazionale: la Pattuglia Europa potrebbe presentare l’enorme potenziale educativo delle esperienze internazionali sia il modo concreto per realizzarle. Man mano che crescono la fraternità internazionale è l’aspetto che più degli altri aumenta il suo “appeal” verso i ragazzi: dobbiamo far crescere la consapevolezza che attraverso lo Scautismo si può esplorare, conoscere, scoprire il mondo e non solo viaggiando ma anche utilizzando gli strumenti tecnologici a disposizione di tutti (facebook, twitter, emails, google, ecc.). L’Europa… serve!… sia a ai Capi che alle loro unità, altrimenti si rimane solo ai grandi eventi.

5) Campo nazionale rover e scolte del 2012: sono certo che già siano partiti inviti alle altre associazioni ma alziamo il tiro, rendiamolo un evento aperto, facciamone un mini – Euromoot.

6) Eurojam del 2014: che vivere l’Europa non sia solo il premio per pochi; che tutta la preparazione abbia un respiro internazionale costellando il percorso di preparazione di incontri con ragazzi/e di altre associazioni dell’Unione.
7) Ogni Distretto, ed in esso ogni Gruppo, può gemellarsi con un altro Distretto e Gruppo della UIGSE: qui non serve aspettare input da altri, basta prendere l’iniziativa.  Sarà l’occasione per i Capi di incontri di formazione capi dai larghi orizzonti; per i ragazzi la possibilità, non solo di fare campi assieme, ma anche di ospitare ed essere ospitati in tutta Europa.

Così potremo contribuire a salvare l’Europa: rendendo i nostri ragazzi scout dai larghi orizzonti, curiosi di conoscere culture, mentalità, storie diverse dalla proprie, capaci di muoversi nelle società di Parigi, Varsavia, Madrid come a casa propria. Contribuiremo così a far divenire il nostro continente l’Europa dei popoli ove ogni persona è riconosciuta nella sua dignitàdi figlio amato da Dio e ove la società è fondata sulla solidarietà e sulla carità fraterna. La nostra Associazione, nel prossimo triennio, vorrà e saprà porre la costruzione dell’Europa come missione da compiere? Lo vogliamo avere, questo sogno?

Sergio Colaiocco

Posted in 2011, 5/2011, Preparati a Servire