Lumen Fidei… for dummies

Una firma sola, quella di Papa Francesco, ma un’ispirazione che riflette il contributo di due Papi, Ratzinger e Bergoglio, per un’enciclica che si può considerare scritta a “quattro mani” e divisa in quattro grandi capitoli: è tutto questo “Lumen Fidei” la prima enciclica di Papa Francesco presentata lo scorso luglio in Vaticano. Sin dalle prime battute, per chi la legge con gli occhi di un Capo (ed anche da Capo Clan), non si può fare a meno di trovare parecchi accostamenti con la vita Rover. «La luce della fede – questo l’incipit che dà il titolo alla Lettera – con quest’espressione la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù». «Quando manca la luce – continua Bergoglio – tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male». Vorrei tirare in ballo solo alcuni passi, certo che sorprenderanno anche il lettore che per la prima volta si avvicina ad un’enciclica del Papa. Ovviamente l’intento non è quello di fare un commento teologico all’enciclica, ma sicuramente quello di suscitare una buona dose di curiosità! Proviamo insieme a fare dei piccoli esempi che ogni Capo Clan può portare ai propri ragazzi. Iniziamo da qui:
“L’uomo ha rinunciato alla ricerca di una luce grande, per accontentarsi delle piccole  luci  che  illuminano  il  breve istante” (LF, 3).
Chi fa servizio ai ragazzi si scontra ogni giorno con questa realtà. I nostri Rover hanno davvero bisogno di qualcuno che mostri loro i grandi ideali e le grandi mete da raggiungere. Non abbiamo timore di proporre attività che puntino in alto. Le proposte a buon mercato si trovano ovunque! Ciò che ti cambia la vita non è il piacere momentaneo, ma la scelta di una felicità più grande.
“Quando la sua fiamma della fede si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore” (LF, 4).
Chi ha fatto esperienza di camminare su un sentiero, al buio, con la batteria della torcia agli sgoccioli, sa di cosa sto parlando. La strada, fatta al buio, non è la stessa che percorriamo di giorno. Anche un sentiero percorso più volte ci sembra diverso. I Rover capiscono bene questo paragone e capiscono bene quando chi vuole i loro bene li guida sul giusto sentiero.
“La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome” (LF, 8).

Avete mai fatto con il Clan una cerimonia della Partenza per due o tre Rover insieme? Sinceramente spero di no! La cerimonia della Partenza è l’unica che il Rover vive da solo ed il significato è proprio quello descritto da questo rigo dell’enciclica. La risposta è personale ed anche la simbologia della cerimonia ce lo racconta.
“La fede è l’opposto dell’idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale” (LF, 13).

Il Roverismo (e lo Scoutismo tutto) sono pieni di simbologia. Il simbolo è proprio il contrario dell’idolo. L’idolo è ciò che attira a sé, mentre il simbolo è ciò che richiama ad altro che è al di fuori del simbolo stesso; che ti fa alzare lo sguardo per osservare più avanti.
“È attraverso una catena ininterrotta di testimonianze che arriva a noi il volto di Gesù” (LF, 38).

La comunità di Clan ha anche questo compito: narrare. Raccontare è qualcosa che non va più di moda e che invece dovrebbe essere fra le nostre parole d’ordine quotidiane. Forse andiamo troppo di fretta per fermarci a raccontare qualcosa a qualcuno. Eppure dovremmo farlo. E’ proprio attraverso il racconto che passa la testimonianza e la voglia di esserci! Non sono i racconti delle gesta di chi è affetto dalla “Sindrome del reduce” o dal “Rambismo”; sono i racconti di chi ha visto cose nuove e non vede l’ora di raccontarle a suo fratello.
“La fede ci fa rispettare maggiormente la natura, facendoci riconoscere in essa una grammatica da Lui scritta” (LF, 55).

All’inizio del suo libro per i capi ”Aids to Scoutmastership” (Suggerimenti per l’educatore scout o “Libro dei Capi”), già nella prefazione, la preoccupazione di Baden-Powell era quella di dare un ambiente ai giovani, che forse in quegli anni non avevano. Prosegue dicendo che noi (scout) abbiamo un ambiente da proporre loro ed quello che Dio ci ha messo a disposizione. Si riferisce alla vita all’aria aperta, la felicità, l’essere utili agli altri. L’ambiente tipicamente scout quindi non è solamente la Natura (in senso stretto) ma attraverso ciò che possiamo imparare dalla vita all’aria aperta, raggiungere la felicità (vero successo della vita), essendo utili agli altri (senso civico).
“Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti” (LF, 34).
È questo il nostro “ambiente” ed è qui che agiamo in “stile scout“. Dio, quindi ci ha messo a disposizione la Natura perché possiamo imparare a fare qualcosa per gli altri. Allo stesso modo: il Rover cammina lungo la Strada, per
poter imparare a mettersi a servizio del prossimo. “Per Servire ho camminato”, cantiamo a volte… Spero, con questi brevi assaggi, di aver suscitato abbastanza curiosità in chi mi legge. Non mi resta quindi che rimandarvi alla lettura completa dell’enciclica, che troverete facilmente online o nelle librerie

Gipo Montesanto Commissario Nazionale Rover

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