Per favore seguitemi, fidatevi di me, fidatevi di Dio…
E quante volte, come Capo, so affidarmi davvero alle Sue parole? Ai suoi consigli?
Allora ci sentiamo impotenti, privi noi di speranza, noi che dovremmo donarla ai più giovani.
Eccola lì, sempre più forte, l’opera dello Spirito, che sa raggiungere l’ultimo, il più piccolo, e lo innalza.
Da poco tempo abbiamo un nuovo Papa, che nell’omelia della Domenica delle Palme così si è rivolto a una piazza San Pietro affollata di fedeli per ascoltarlo “Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!”. Un appello chiaro, anche se ricco di taciuti rimandi al momento storico che stiamo vivendo, un momento storico che ci vede protagonisti e che vede prepararsi ad essere protagonisti i nostri esploratori.
Che il mondo giovanile viva delle difficoltà non è una novità, ma forse questo non è il vero problema. Che nel mondo giovanile si perda invece la fiducia verso il futuro, che non si abbia la speranza in periodi migliori, questo è quello che preoccupa non solo il nostro Pontefice, ma tutti noi, che nel mare dell’educazione cerchiamo ogni giorno di portare la nostra piccola goccia, affinché le cose migliorino.
L’esortazione di Papa Francesco “Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!” sicuramente rimarrà nella storia delle sue frasi celebri, non solo perché una delle prime da lui pronunciate nella domenica che precede la Pasqua e che la Chiesa dedica ogni anno ai giovani, ma perché ricolma di significati.
Per favore… Un grande gesto di umiltà, quello del Papa, che chiede “per favore”, ma anche un gesto che chiede fiducia, che ci dice: per favore seguitemi, fidatevi di me, fidatevi di Dio… Superate la vostra superbia, la vostra pienezza, abbandonatevi nelle mani di Dio, affidatevi al Suo Spirito… ma scegliete voi, perché quel suo “per favore” è anche un atto di fiducia in noi persone libere di scegliere, di essere uomini artefici del proprio destino. E quante volte, come Capo, so affidarmi davvero alle Sue parole? Ai suoi consigli? Non lasciatevi rubare la speranza… Per prima cosa: attenti, non siate passivi, non lasciate che gli altri, nel bene o nel male, decidano per voi. Soprattutto nel male… Non lasciamoci condizionare nei nostri pensieri da coloro che vogliono farci vedere quello che loro vogliono mostrarci, ma guardiamo con occhi nuovi, i nostri.
LasciateVI… non lasciarTI… il Santo Padre ci chiede di confrontarci, di decidere assieme, non ognuno per sé, ma ciascuno parte responsabile anche degli altri, ove il confronto con gli altri diventa riflessione, discernimento, crescita insieme. Leggendo e rileggendo queste parole, immancabilmente, mi viene in mente la squadriglia, quella banda di otto ragazzi – per dirla alla B.-P. – che marcia insieme verso una meta, che gioiosamente affronta la quotidianità del campo, che non si scoraggia per un temporale che bagna la legna del fuoco, ma che da questa difficoltà tira fuori il meglio di sé per accendere il suo fuoco in ancor minor tempo, per dimostrare a sé e agli altri il valore che – uniti – fanno di quella squadriglia un gruppetto di insuperabili avventurieri, che non si fermeranno mai davanti alle difficoltà, che sapranno calciare le lettere “IM” alla parola “IMpossibile”, perché per loro tutto è “possibile”! La razionalità del Capo – però – a volte esce scoraggiata dalla realtà, quando vediamo che i nostri esploratori non ci seguono come vorremmo, quando a volte scelgono altri sentieri, sentono altri richiami, e allora ci sentiamo impotenti, privi noi di speranza, noi che dovremmo donarla ai più giovani. Ma eccola, la speranza, ce la ricorda sempre Papa Francesco: “Dio non cerca mezzi potenti: è con la croce che ha vinto il male”. La croce, simbolo della sconfitta umana, perché apparentemente rappresenta solo la morte, diventa invece la speranza della vita immortale, della resurrezione. Sì, perché “Dio non sceglie il più forte, il più valoroso, sceglie l’ultimo, colui che nessuno aveva considerato. Ciò che conta non è la potenza terrena”. Allora significa che una speranza c’è anche per noi, e c’è sempre, anche nelle nostre piccole o grandi sconfitte… Quando ci pare che la nostra potenza umana sia azzerata, ma eccola lì, sempre più forte, l’opera dello Spirito, che sa raggiungere l’ultimo, il più piccolo, e lo innalza. Un Dio che sceglie l’ultimo, umanamente parlando, ci spiazza, perché siamo abituati ad altri modi terreni di pensare. Ma ecco, il servizio, quello del Giovedì Santo, quello della lavanda dei piedi, diventa la vera potenza: è la potenza della Buona Azione, la potenza del fare senza attendersi nulla in cambio, se non – e ci par poco – la Vita eterna.
Fabio Sommacal Commissario Nazionale Esploratori • esploratori@fse.it