EVENTO

“Nulla resta senza senso, nulla avviene solo perché succede e risponde a leggi fisiche e ad abitudini che hanno
cancellato ogni segno della personalità. Tutto è un evento, una realtà che va molto al di là della sua apparenza,
una pietra nella costruzione della vita e della storia personale e del mondo”.
Così scrive Giorgio Basadonna in “Spiritualità della strada”. Si riferisce all’azione del camminare, alla route, al campo mobile, che possono trasformarsi in un vero e proprio evento per la nostra vita se sappiamo cogliere la presenza dello Spirito, se sappiamo trovare dei significati, se sappiamo leggere i segni. Evento… Per le nostre Scolte ha il senso dello straordinario perché nuovo, strano, irripetibile, grande. Per loro è la partecipazione al concerto tanto atteso, la festa dei 18 anni, la GMG, l’Eurojam, il Campo Nazionale. Quando leggiamo noi questa parola non facciamo fatica ad associarla anche alle sensazioni di pienezza, di gioia, di amore sentito durante la strada in tante route affrontate. In comune hanno che l’evento vissuto ti viene voglia di raccontarlo perché ti ha dato emozioni e sensazioni profonde, perché senti di aver segnato almeno un po’ la tua storia personale. Di diverso hanno che lo scoutismo, e lo scoltismo in particolare, propongono eventi che hanno il sapore della semplicità: quella della strada, del pane vecchio (che va bene lo stesso), dell’uniforme (che unisce e non omologa), di una bottiglia di acqua (che riesce sempre a bastare fino alla fonte successiva), della condivisione, di una mano che ti sostiene. Nella semplicità, vissuta con naturalezza e non come rinuncia, c’è qualcosa che ti riempie il cuore, c’è amore, c’è Dio. Amare credo sia la possibilità che abbiamo tutti per testimoniare il nostro incontro con Dio e per fare dei nostri giorni un evento.
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).
Il fatto è che non è semplice per niente! E la cosa più strana è che crescendo non capiamo più certe cose che da piccoli invece erano per noi una certezza e per questo dobbiamo imparare dai bambini: si fidano o meglio, si affidano e ti sanno dire all’improvviso frasi come “sei bella!”, “ti voglio bene!” che ti lasciano senza parole. Se mi chiedessero “come posso testimoniare Dio alle ragazze, in Fuoco, come raccontargli del mio incontro con Lui, di questo evento?” risponderei: “parti da te e metti in pratica il comandamento dell’amore nella vita e in Fuoco”. È il quotidiano che va vissuto in modo spirituale, non è la spiritualità che ”a comando” entra in qualche parte della giornata, delle ns. scelte, delle nostre attività. A noi sono state messe oggi sulla strada le nostre Scolte: amiamole. Ognuna di esse è un prodigio. Mettiamoci in ascolto tutte insieme in Fuoco, ragioniamo sulla Parola, proponiamo spesso momenti di silenzio e confronto e anche momenti forti nelle veglie. Preghiamo insieme in Fuoco, con la fiducia dei bambini e con l’impegno dei grandi, con la voglia di far strada nella fede.
“È una cosa enorme avere in mano delle persone. Me lo merito? No: io so amare così poco. Tante volte mi sembra così strano il mio essere Capo. Invece non è strano. “Non siate debitori l’uno all’altro, fuorché dell’amore scambievole” (Rom. 13,8). Questa è la meraviglia dell’essere Capo: non c’è niente che mi lega a loro, fuorché l’amore. Io so che sotto c’è questo, ed è per questo che faccio la Capo Fuoco. Ma non è sempre facile capirlo” (Quaderno di Traccia).

Chiara Refatti Pattuglia Nazionale Scolte

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Posted in 2013, 3/2013, Giocare il Gioco