La scuola di politica dei giovani delle presidenze nazionali

padre Francesco Occhetta sj

di Padre Francesco Occhetta S.J. 

È ormai il quinto anno che alcuni giovani rappresentanti di associazioni nazionali di ispirazione cattolica si ritrovano insieme a Civiltà Cattolica per fare formazione politica. Quello che allora sembrava un piccolo sogno, per la tenacia di alcuni gruppi, è diventato ormai un appuntamento atteso, ricco di presenze e di contenuti che sta regalandoci molto futuro. 

L’unione fa la forza

Il cammino di formazione all’inizio doveva servire per dare contenuto ai rappresentanti cattolici presenti nel Forum nazionale dei giovani che erano chiamati a confrontarsi su temi e problemi che esigevano preparazione. Poi, l’esperienza ha acquistato una sua autonomia anche se conserva l’intuizione iniziale: l’insieme delle presidenze delle associazioni fanno la forza. L’intuizione inziale e lo spirito del progetto è stata voluta dalle presidenze nazionali mentre Civiltà Cattolica, sede della più antica rivista italiana, rimane uno spazio credibile per pensare e riflettere, incontrarsi e conoscersi, ma anche per pensare insieme il Paese uniti dalla stessa radice culturale e spirituale.

Nei primi due anni del percorso abbiamo studiato il rapporto della politica con altri ambiti con cui interagisce (giornalismo, diplomazia, medicina, …), negli ultimi due anni, invece, ci siamo concentrati a monitorare il significato della democrazia e a studiare le riforme costituzionali. Sta dunque per iniziare il quinto anno.

Non siamo partiti da zero. La cultura delle associazioni cattoliche è ricca ed ha un ruolo nel Paese fondamentale, non solamente per il fondamentale ruolo educativo, ma anche per la dimensione del volontariato, dell’azione sociale e caritativa, dell’esperienze sul territorio di nuove forme di economia. A questa azione, che costituisce un argine allo sfaldamento sociale del Paese, la sensibilità che si sta creando nel cammino è quella di fare un passo in più e trasformare questo servizio in azione politica. Insomma senza moltiplicare tavoli e impegni abbiamo trovato un equilibrio e uno stile di partecipazione attiva.

Formarsi al prepolitico

Ci chiediamo: il mondo dell’associazionismo può dunque iniziare a parlare di governance, volendo con questo termine sottolineare soprattutto la relazione sinergica tra partecipazione dei cittadini e esercizio del potere pubblico?

Nei fatti le Associazioni cattoliche possono contribuire a far incontrare la partecipazione e la responsabilità che muove dal basso, cioè dal singolo associato e dalla società civile, con il potere e la responsabilità esercitati dall’alto, cioè con coloro che sono stati eletti a governare a livello locale e nazionale. Per il mondo cattolico, in particolare quello giovanile, la riflessione ritorna sulla qualità dell’agire «sul cosa e verso dove» piuttosto di chiedersi il «come» stare in politica.

Continuare a chiedersi se formare un partito unico, far confluire la presenza dei cattolici in uno schieramento o occupare il centro con tante ininfluenti forze di ispirazioni cattolica impedisce di far emergere la domanda chiave: perché è importante che il mondo cattolico rimanga unito.

Volendo usare un immagine è come se prima di partire per un viaggio invece di conoscere la meta e procurarsi alcuni utili strumenti per il cammino, si sprecassero tutte le energie per scegliere le strade alternative per arrivare alla meta stessa. In altre parole la priorità della scuola di politica è quella di curare la democrazia in tutte le sue forme, una cura da nutrire con i princípi della dottrina sociale della Chiesa e i princípi costituzionali.

Questo è il nucleo su cui costruire l’unità nel pluralismo dei cattolici. Quello che stiamo cercando di fare a Civiltà Cattolica è semplicemente gettare le basi per formare una presenza che stimoli e proponga ai partiti disegni di leggi, soluzioni di problemi, organizzi forme di controllo, proponga un progetto concreto di società, contribuisca a formare le giovani generazioni. È più incisivo e radicale una presenza che, a partire dalla base dalla società, chieda ai partiti risposte su contenuti piuttosto di limitarsi accontentandosi di pochi ed etichettati rappresentanti del mondo cattolico distribuiti in varie forze politiche. L’organizzazione politica, rispetto a questi elementi, è secondaria.

La priorità rimane la capacità di discernere nei problemi dell’agenda politica quei rimandi all’antropologia cristiana che permettano di spostare la domanda dal singolo problema — che può avere soluzioni tecniche diverse e tutte compatibili con la fede — ai processi di discernimento che portano alla luce le domande di senso sull’uomo e sul mondo, proprie di una civiltà umana.

Davanti ai problemi da risolvere ci dobbiamo ri-formare per poter chiederci: «Chi è l’uomo e quale deve essere il suo destino (umano)?». Ecco da dove iniziano le risposte da dare ai temi che trattiamo come il rispetto della vita umana (come ad esempio la legge sull’omofobia), il rifiuto della guerra, la giustizia, l’uguaglianza sociale, le strutture di sussidiarietà orizzontale, le forme di conciliazioni sociali. Solamente così si potranno attraversare le nuove e urgenti frontiere della biopolitica.

Ma tutto questo non rimane sola teoria. In questi due ultimi anni, le dirigenze associative hanno approfondito il tema delle riforme costituzionali e istituzionali: dalla legge sul finanziamento pubblico dei partiti, alla riforma di una legge quadro di regolamentazione dei partiti, dalla riforma dell’attuale legge elettorale allo studio di altre riforme della costituzione. Al tema della democrazia diretta e delle forme di partecipazione dal basso è stato dedicato l’ultimo anno.

Non solo contenuti… ma anche un metodo gesuitico

Il cammino non si caratterizza solamente per i contenuti. Questi sono molti, ma per giovani molto preparati non bastano. Ciò che sta premiando l’esperienza è il metodo e la disponibilità dei relatori.

Ogni incontro segue una struttura che si divide in quattro momenti:

  1. Un’introduzione nella quale si spiega un punto della spiritualità (regole del discernimento, imparare a meditare, contemplare, riconoscere i desideri ecc.); 
  2. Lezione del relatore; sono venuti ad aiutarci Flick, ex presidente della Corte Costituzionale, costituzionalisti, un prefetto, ambasciatori, avvocati del Consiglio di Stato, tecnici che lavorano nella commissione per le riforme costituzionali del Senato ecc.
  3. Lavoro in gruppi su casi concreti inerenti al tema che si tratta. L’obiettivo è fare emergere i valori in conflitto per capire quali scelte fare. È l’antico metodo della casistica gesuitica, in cui è dai casi concreti che si risale ai princípi in gioco.
  4. Messa in comune in plenaria e consegna del materiale per l’incontro successivo. 

Questo ha permesso la creazione di un modello esportabile nelle realtà associative (nei vari campi di formazioni, nei momenti di riflessione sulla cultura della politica ecc.) nelle periferie e nelle diocesi; il coinvolgimento attivo dei partecipanti; e la conoscenza diretta dei rappresentanti delle varie associazioni di confrontarsi.

Ai grandi numeri, si privilegiano persone scelte preparate e motivate, che sono quasi tutti rappresentanti nazionali mandati dalle Associazioni. Così il momento formativo personale, diventa anche un momento formativo per le associazioni stesse che formano il gruppo. L’impegno politico dei vari gruppi può essere diverso ma nel frattempo si sta formando una cultura infra associativa che spieghi attraverso linguaggi nuovi un linguaggio nuovo per spiegare le ragioni della speranza che è in noi.

Quest’anno si riparte con i gruppi di Azione Cattolica, Msac, Fuci, Agesci, Diocesi di Velletri e Segni, Centro Oratori Romani, Gi.Fra., Persona e Futuro, Movimento Studenti Cattolici – Fidae, C.T.G., Federazione Scout d’Europa… Cl, le Acli e Sant’Egidio dovrebbero partecipare anche loro.

La porta rimane aperta alle altre presidenze che vogliono partecipare che arricchirebbero ancora di più attraverso il loro carisma questa esperienza, che sta diventando una piccola e significativa realtà all’interno del mondo civile ed ecclesiale italiano.

Certo, si tratta di un lungo cammino che può essere fatto solamente da chi vuole vedere lontano!

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Posted in 2/2014, Preparati a Servire