La logica di Dio

Un giorno imprecisato del 6 a.C. circa Betlemme, città di vecchie glorie (sembra che vi fosse nato niente poco di meno che il grande re Davide!!!)

Siamo verso sera: una giovane e anonima coppia si accinge a trascorrere la notte. Sì, ma dove? È una parola: con tutta questa gente, trovare un posto in una locanda risulta impossibile: manco ci fosse la finale di Palestina League tra Betlemme e Sichem.
Peggio: l’imperatore Cesare Augusto ha deciso di fare la conta dei suoi sudditi e quindi inizia il grande esodo verso le città di provenienza, ed il nostro giovane sposo, Giuseppe, arriva proprio di lì, si, a Betlemme e con sé porta la sua giovanissima moglie, una ragazzina di nome Maria; e fin qui tutto normale.
Ma c’è un però: Maria sta per partorire, e la situazione è delicata.
“Qualcuno avrà misericordia di noi, ci darà un posticino al caldo. Insomma, non vi accorgete che mia moglie può partorire da un momento all’altro?”. “Spiacenti, ma non c’è più posto!”, “Abbiamo prenotato già tutto”, “Sold out!”, “Ci sarebbe ancora la suite Ottaviano, ma ve la potete permettere?”
Niente da fare, la situazione si fa critica.
“Per pietà, qualcuno ci apre?”
“Poverini, siete nei pasticci Avrei un retrobottega ci sono le bestie, ma almeno è un posto caldo ed accogliente, se vi accontentate!!!”
Inizia così la storia più straordinaria di tutti i tempi, quella del Re dell’Universo.
Beh, non proprio esaltante, in verità!
Diciamocelo: l’attenzione in quei giorni è tutta concentrata sulle mirabolanti imprese di Cesare Augusto. Ottaviano ha fatto questo, ha battuto quegli avversari, ha conquistato quelle terre ma nella storia le cose sono sempre andate così.
A fare rumore sono sempre stati quelli che hanno fatto guerre, che hanno detenuto il potere, hanno avuto biografi e mezzi di comunicazione; insomma, hanno controllato la verità, determinandola a proprio vantaggio (leggete 1984 di Orwell, e capirete tante cose).
La storia di due giovani sposi in attesa di un bimbo, assolutamente anonimi ed ordinari è quella vera dell’umanità, fatta di tanti Giuseppe e Maria che mai sono stati nominati dalle pagine dei libri di gesta e mai finiranno su un documentario di Rai o Sky o Premium storia, semplicemente perché per il mondo non sono mai esistiti Eppure sono vissuti, hanno riso, pianto, amato, sofferto, lavorato.
Mamma mia, com’è diversa la logica di Dio dalla nostra! Scegliere di venire al mondo in una provincia di confine dell’impero romano, in un giorno qualsiasi che nessuno conosce (il 25 dicembre è una data convenzionale che sostituisce nel IV secolo la festività pagana del sol invictus), in un retrobottega, al lontano da tutto e da tutti, e a detta del Vangelo di Luca con testimoni solo alcuni pastori (persone assolutamente prive di ogni credito); la domanda che sorge spontanea è: perché? E non è di facile risposta.
Mah, forse perché al Signore stanno simpatici gli uomini ordinari, quelli che non fanno notizia, quelli che non finiscono sulle prime pagine di Cosmopolitan, insomma, gli uomini e le donne veri, ordinari.
Questo è il significato vero dell’incarnazione, del prendere carne, assumere l’umanità, quella reale, quotidiana.
Il Logos ha voluto sperimentare l’umanità dal basso, non partendo privilegiato, ma condividendo dall’inizio la sorte degli esclusi (e dai se togliamo la poesia da Tu scendi dalle stelle, la grotta doveva essere un posto ben scomodo per nascere).
Qui abbiamo la sorpresa: laddove ogni uomo tenta, giustamente di migliorare la propria situazione di vita, Gesù, negli anni a seguire, soprattutto gli ultimi, non farà che peggiorarla ulteriormente, fino ad arrivare alla croce.
Non male come programma e il bello è che questo è lo stile di vita del suo discepolo. Anche noi siamo chiamati a condividere.
Qui è il punto: per formazione ed abitudine noi siamo abituati ad aiutare, portare soccorso, donare (così ci è stato insegnato), se siamo bravi ed abbiamo tempo dedicare anche questo ai bisogni degli altri.
Insomma, a muoverci in uno schema che ci vuole al di sopra del prossimo, mentre ci chiniamo su di lui. No no no!!!
Gesù ha condiviso: non ha dato ai poveri, ma si è fatto povero con i poveri. La condivisione è assumente la povertà e l’impotenza dell’altro; chi condivide non necessariamente risolve i problemi degli altri o del mondo, ma semplicemente si fa compagno di viaggio (Madre Teresa di Calcutta ha passato la sua vita nell’”inutile” compito di assistere chi moriva); la logica del condividere è quella dello sprecare noi stessi, la nostra vita.
Ma il Signore non ha fatto così sin dal suo primo giorno? E se l’ha fatto lui!!!
Il nostro passaggio nella storia e nel mondo può essere significativo, se partiamo da questa logica e non dalla logica del mondo.
Possiamo entrare nella logica di Dio solo se rinunciamo alla logica mondana del potere fine a se stesso e del controllo come mezzo per far fare al prossimo ciò che ci conviene.
I modi e gli ambiti possiamo deciderli noi, in base a ciò che siamo chiamati ad operare.
Allora, buon Natale a tutti e chissà, magari quell’oste che concede una grotta alla famiglia di Nazareth può essere ciascuno di noi, nella misura in cui si fa prossimo anzitutto di Gesù, e poi di chi il volto divino mi mostra: ogni fratello o sorella che incontro sul mio cammino ah, non quello che mi sono scelto, ma quello che mi ha scelto!

di don Riccardo Robella

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Posted in 6/2013, Nelle sue mani