In pellegrinaggio sul cammino di Jacopo Ceneda

Sono trascorsi ormai quattro anni da quel 4 gennaio 2009, in cui il giovane Scout Jacopo Ceneda perse la vita sul sentiero 488 della Val di Bona, mentre tornava con il suo gruppo Rover da un campo invernale. Lo scorso 2 novembre 2012, giorno della commemorazione dei defunti, la madre di Jacopo, Mirella, ha riunito con sé alcuni amici per ripercorrere lo stesso itinerario di quel triste fine settimana. Questo il suo racconto, apparso sul giornale diocesano “Vita del Popolo” di Treviso.

Una mattina bellissima. Dall’alto di una costa di monte, in un luogo da non dimenticare. Abbiamo percorso il sentiero al contrario, rispetto a quello affrontato dagli Scout, con un’aria fresca e sottile e una luce incerta che persisteva sul velluto grigio del cielo. Già prima di incamminarci dominava fra noi una bella atmosfera, grazie ad una sensazione di benessere che abbiamo percepito mentre, riuniti in cerchio, stavamo terminando il canto “Madonna degli Scout”.

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D’improvviso infatti, si sono svelati i contorni del sole e la luce si è fatta più viva, riscaldando il mio viso. Sembrava un segno, un saluto e Rosanna non trattenendo l’emozione, faceva notare quel lampo di luce speciale che intiepidiva le sue spalle, trasmettendole un brivido su tutto il corpo, per poi richiudersi nel grigio denso del cielo. Passo dopo passo, con il piccolo Lorenzo sempre davanti al gruppo, siamo giunti, percorrendo una lunga salita, a Casera Pra di Bosco, a 1307 metri. Un ricovero di fortuna, una piccola casetta di legno che Jacopo non ha potuto vedere. Da qui, per saliscendi e tratti in quota siamo giunti alla meta. Sono stati forti ed emozionanti gli interminabili attimi davanti alle rose bianche e all’”acquasantiera” appese all’albero che ci stava di fronte. Ci siamo fatti il segno della croce, attingendo l’”acqua santa” caduta dal cielo e lo spirito si rallegrava sentendo G. B. dire: ”Guardate, c’è anche l’incenso”, riferendosi al fumo umido di nuvole che raggiungeva i nostri visi. Guardando giù mi si stringeva il cuore e mormoravo fra me: “Gesù proteggi mio figlio” mentre, rivolta ai miei amici, ripetevo: “Qui vi volevo portare. Qui Jacopo ha raggiunto il sentiero della “luce immensa”. Verso Casera Girolda, dove Jacopo ha trascorso la sua ultima notte, stretto dentro al suo sacco a pelo caldo, il cielo si faceva sempre più chiaro e sereno, lasciandoci dietro sensazioni che ci avevano dato calore, che ci avevano gonfiato il cuore e che, nel più profondo, ci avevano fatto avvertire la fiamma dell’amore eterno. Arrivando a Casera Valbona, ci siamo trovati davanti ad uno spettacolo roccioso che ha fatto sentire ancora più forte il legame con quei luoghi e abbiamo rivisto il tavolo accanto al quale Jacopo sta seduto, nella sua ultima fotografia, mentre osserva la fiamma di una candela, assaporando forse l’intensità di quella luce che da lì a poco avrebbe incontrato. Siamo scesi a valle, senza fretta e fra tanti discorsi, sereni, uno dietro l’altro, lungo la carrareccia 483, certi che Jacopo vive ancora nel cuore e nella mente di chi l’ha conosciuto.

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MIRELLA GHEDIN

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