“Qualcuno più bravo di me, penso, è capace di tenere i ragazzi occupati
e di farli progredire senza lavorare con alcun sistema speciale: io confesso
di non saperlo fare. Il solo modo in cui personalmente arrivo a fare
qualcosa è di fare prima qualche programma preciso e quindi lavorare
su quella base: uno generale per la stagione invernale, uno più particolare
per ogni settimana ed uno ancora più dettagliato per ogni serata di
lavoro via via che viene. Non li faccio troppo rigidi e mantengo margini
e alternative per circostanze impreviste. In tale modo si risparmia un
sacco di tempo e di preoccupazioni: di fatto, non è esagerato dire che i
risultati ottenuti con un programma valgono quattro volte quelli ottenuti
con programmi improvvisati.”
(B.-P., Taccuino)
Pensare alla programmazione, e leggere nel contempo le parole di Baden Powell, ci disorienta, perché se lui sentiva forte la necessità di non improvvisare, nonostante le sue tante intuizioni educative, ma piuttosto desiderava ardentemente prepararsi sempre al meglio, cose dobbiamo dire noi?
Ma se ci pensiamo proprio bene, e ce lo ripete ben lui nell’ ultima frase sopra citata, ecco il segreto: niente programmi improvvisati!
Programmare bene è già essere a metà dell’opera, perché dopo aver ben conosciuto e approfondito la situazione reale, con una conoscenza non superficiale di ciascun ragazzo, ecco che la Pattuglia Direttiva, quando si accinge a mettere mano ad un programma, dovrà prepararne un programma annuale ove fissare gli obiettivi generali (a lungo termine), che a sua volta verranno specificati meglio all’ interno di tre periodi (obiettivi a medio termine) dell’anno Scout (passaggi – campo invernale – campo invernale – San Giorgio – Campo estivo), che a loro volta verranno dettagliati in programmi mensili (obiettivi a breve termine) e in programmi particolareggiati per ogni riunione, per ogni uscita e per tutti i Campi (estivo, invernale, ecc.). Conoscere il ragazzo, fissarsi degli obiettivi su ogni singola persona che il Signore ci ha affidato, eccoli i primi due passi! Poi, in base alle nostre conoscenze, è il momento della scelta dei mezzi, che per noi sono i tanti che lo Scautismo ci offre, soprattutto col nostro “metodo delle squadriglie”, ove questa banda di ragazzi è al centro di ciascuna attenzione, ma soprattutto è indipendente,responsabile, e che vive con spirito fraterno ogni sua avventura. Sì, proprio l’avventura, quella che non deve mancare, quella che ci permette di prendere i nostri ragazzi e di condurli senza per forza essere avanti a loro, ma semplicemente accanto, nella strada della vita. Se lo si ritiene, qui serve però una raccomandazione: attenzione, non confondiamogli obbiettivi con i mezzi, altrimenti perdiamoli vista là dove vogliamo arrivare davvero, trasformando involontariamente la nostra azione educativa in semplicemente di intrattenimento, o animazione che dir si voglia!
Se si invertono obbiettivi e mezzi, il problema non è solo di forma, ma soprattutto di sostanza, perché rischiamo di trovare solo a posteriori un ragionamento forzato che giustifichi tutto quanto abbiano deciso di fare, e così proprio non va bene!
E poi, finalmente, eccoci alla fase operativa, il centro del nostro agire, del nostro attuare il programma fatto, che magari avremmo costruito per aiutarci meglio sull’ ossatura portante dei 4+1 punti di B.-P.: scoperta di Dio, carattere e personalità, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo.
La Corte d’Onore, in tutte queste fasi, è poi fondamentale, se non altro perché B.-P. ci ricorda sempre che “Quando siete a corto di idee ascoltate i ragazzi e poi vedete se in queste idee può esservi qualcosa di utile per la loro formazione”… e l’ascolto dei capi squadriglia è e sarà sempre il giusto termometro del nostro agire come Capi.
Al termine di tutto, ma non meno importante, eccoci alla verifica: sì, perché la verifica è proprio il primo punto di ripartenza, quell’ analisi dettagliata di ciascun nostro esploratore che ci permette di poterne vedere i miglioramenti e le mutazioni, ripensarne sulla scorta di quanto ha vissuto anche nuovi obbiettivi…
fino a quando, dopo 5 anni di vita in squadriglia e riparto, non potremmo che dire: abbiamo fatto del nostro meglio affinché quel lupetto, da noi salito dal Branco dopo che Akela ce lo affidò, è ormai pronto per diventare un buon Rover…
Fabio Sommacal Commissario Nazionale Esploratori • esploratori@fse.it