Il linguaggio della testa, del cuore e delle mani

B02 ColoriDon Angelo Balcon – Assistente Nazionale Lupetti

Il 21 novembre 2015 Papa Francesco ha tenuto un discorso sui temi dell’educazione che ci aiuta a “gustare” quanto stiamo facendo nelle nostre unità, come “volto missionario” delle nostre comunità, sentendoci chiamati ad “essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità” e facendo la nostra parte nel cantiere delle nostre parrocchie, affinché siano sempre più “il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo” (EG 114).

Prendo spunto da alcuni passaggi che ci offrono una interessante griglia di lettura del “Manuale dei Lupetti” in quest’anno in cui ricorre il centenario della sua pubblicazione.

1. “Educare è introdurre nella totalità della verità”. Non si può parlare di educazione cattolica senza parlare di umanità, perché precisamente l’identità cattolica è Dio che si è fatto uomo.

Il centenario del Manuale dei Lupetti è in realtà il centenario del Lupettismo: l’uno senza l’altro non avrebbe ragione di esistere. Fausto Catani ci ha insegnato che: “Il Manuale dei lupetti è il lupettismo” (cfr. A caccia con Lupo rosso solitario, pag. 129) e lo definisce un “magnifico poema”, “stazione di partenza di tutto il nostro lavoro”: un lavoro educativo che mira ad “educare a vivere religiosamente tutta la vita” (id. 106).

Nel libro dei capi B.-P. scrive che “Le attività scout sono un mezzo mediante il quale si può condurre il più perfetto teppista a sentimenti più nobili e far nascere in lui la fede in Dio” (“Suggerimenti per l’educatore scout, 1984, pag. 49): una “fede” dunque che nasce per l’incontro con testimoni autorevoli che mira alla conversione del cuore e a favorire la formazione di identità di alto profilo.

Pensare, realizzare e vivere ottime attività soprattutto all’aperto significa aiutare i bambini, i ragazzi e i giovani a fare della loro vita un “luogo” in cui i capi possono “generare” la presenza di Cristo, “generare” la fede mentre con le attività e i giochi fanno crescere e maturare la dimensione del corpo, dell’intelligenza, del carattere.

Lo scautismo ci offre mezzi ed idee, criteri e linguaggi ben congeniati in un metodo educativo che ha come punto di arrivo l’uomo della partenza, in cui maturità umana e maturità spirituale sono integrate in una bella personalità gioiosa che sa mettersi a servizio senza calcoli e senza riserve, per il bene altrui ed incidere nella vita sociale ed ecclesiale con lo stile proprio del cristiano.

Per raggiungere questo scopo dobbiamo tenere ben fermo un punto: In Gesù, maestro di verità e di vita che ci raggiunge nella forza dello Spirito, noi siamo coinvolti nell’opera educatrice del Padre e siamo generati come uomini nuovi, capaci di stabilire relazioni vere con ogni persona. È questo il punto di partenza e il cuore di ogni azione educativa” (C.E.I., Educare alla vita buona del Vangelo, n. 25).

2. “Educare cristianamente è portare avanti i giovani, i bambini nei valori umani in tutta la realtà, e una di queste realtà è la trascendenza”.

Lo scautismo ha un’anima interiore” – ebbe a scrivere mons. Andrea Ghetti – “che occorre scoprire. I suoi valori fondamentali sono implicitamente cristiani: lealtà, devozione, coraggio, amore” (cfr. Baden, pg 516). Sono valori che con gradualità di impegno, sono richiesti al lupetto, all’esploratore e al rover.

Scorrendo il “Manuale dei Lupetti” non troveremo alcuna pagina dedicata alla formazione religiosa in generale, né tantomeno cristiana in particolare. Tuttavia la formazione morale a cui B.-P. dedica molti esempi e testimonianze, non è chiusa su se stessa e ripiegata sull’umano, ma aperta al “trascendente”: fare del proprio meglio in ogni circostanza per amore di Dio e per amore del prossimo non è filantropia, né semplice volontariato a cui si educano i bambini.

Il fine ultimo dello Scautismo non è solo la buona cittadinanza in questo mondo, ma anche la cittadinanza nel Regno dei cieli. È nel primo punto della Promessa che troviamo il riferimento “chiave” che non fa del Lupettismo un modello educativo naturalistico, ma aperto alla confidenza con Dio nel modo proprio del bambino.

Vera Barclay ebbe a scrivere: “Il lupettismo tende a rimuovere gli ostacoli alla grazia, prepara la strada, rafforza la volontà, forma i sensi e l’intelletto, vivifica le buone intenzioni ed insiste sul servizio concreto al prossimo” (cfr op. cit. pg 163).

Rimuovere gli ostacoli alla grazia di Dio perché i bambini la sentano viva nella Famiglia Felice del Branco: questo è l’orizzonte di senso delle attività in Branco a maggior ragione nel Lupettismo cattolico.

Rimuovere ogni ostacolo significa: educare il carattere, preparare ad una buona manualità, a fare bene le piccole cose, dare i primi strumenti per vivere all’aria aperta, conoscere la natura, saper comunicare e relazionarsi con sé e con gli altri, acquisire buone abitudini, avere spirito di inventiva, saper giocare lealmente, portare a termine una consegna, aver compreso cosa significa compiere il proprio dovere, saper fare una buona azione….

Significa anche percorrere le tappe della Pista per crescere in “sapienza, età e grazia”, come è successo a Nazaret dove Gesù ha appreso, insieme al lavoro e alla preghiera nella tradizione del suo popolo, quelle virtù umane che sono state fondamentali nei tre anni di vita pubblica per stare con la sua gente, formare i suoi apostoli e annunciare il Regno di Dio.

Questo è possibile nella misura in cui Akela e i Vecchi Lupi nel loro compito educativo avranno a cuore di formarsi alla scuola del Vangelo soprattutto per imparare il linguaggio di Gesù che è vicino ai “piccoli” e maturare la propria fede personale in modo da avere su di loro lo stesso sguardo di Gesù: «La fede non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere» (Lumen Fidei, 18).

In questo cammino di autoformazione personale si affineranno anche quegli elementi della “tecnica del capo” che con il tempo faranno comprendere l’importanza strategica del servizio educativo: l’ascolto e l’osservazione dei lupetti, il saper cantare e gioire con loro, avere le parole giuste da usare al momento opportuno per correggerli ed incoraggiarli da “fratelli maggiori”, pregare per loro. Solo allora potremo dire di aver compreso la vera grandezza di ciascun lupetto agli occhi di Dio e il senso di metterci in gioco – anima a corpo – nell’educazione dei Lupetti.

3. Il Papa continua: “Ci sono tante esperienze: voi conoscete quella che è stata presentata da voi, “Scholas occurrentes”, che cerca proprio di aprire, di aprire l’orizzonte a un’educazione che non sia soltanto di concetti in testa”.

Lo Scautismo, e in esso il Lupettismo, nasceva con questa dinamica e con questa prospettiva: essere una “scuola” (cioè “ambiente”: “quello che Dio ha messo a disposizione di tutti: l’aria aperta, la felicità, l’essere utili agli altri”… cfr. B.-P. “Suggerimenti per l’educatore scout”, id. 17) che “si fa incontro” (cioè relazione) e che “va incontro” (verso le periferie esistenziali e geografiche).

Ci vuole un grande cuore, perseveranza e formazione per realizzare tutto questo e scoprire “di stare prestando agli uomini e a Dio un servizio che è degno di una vita” (id. pg. 18).

In quanto “ambiente” abbiamo cura che i nostri lupetti “imparino ad apprendere in modo nuovo”, si formino nelle sane abitudini, “ricevano” e “imparino a donare fiducia”. Si possano sentire appassionati alla vita da “capi formati” (cioè che hanno a cuore la loro formazione personale) “adeguatamente” (che conoscono il metodo per averlo vissuto); possano crescere nel “senso di responsabilità” per “giocare” la propria parte “nella squadra di Dio” accompagnati dall’esempio di “fratelli maggiori” che vivono la propria Promessa come via di santificazione.

4. Un quarto spunto di riflessione dal discorso del Papa: “Ci sono tre linguaggi: il linguaggio della testa, il linguaggio del cuore, il linguaggio delle mani. L’educazione deve muoversi su queste tre strade. Insegnare a pensare, aiutare a sentire bene e accompagnare nel fare, cioè che i tre linguaggi siano in armonia; che il bambino, il ragazzo pensi quello che sente e che fa, senta quello che pensa e che fa, e faccia quello che pensa e sente”.

È un passaggio veramente geniale che con una semplicità disarmante indica in successione:

  • il compito di Akela (il linguaggio delle testa ossia il “saper rispondere” ai perché dei bambini),
  • quello del Capo Riparto (il linguaggio del cuore che sa parlare con fermezza al cuore inquieto degli adolescenti),
  • quello del Capo Clan (il linguaggio delle mani, cioè la concretezza del giovane) nella linea della continuità del metodo di cui, come capi, siamo il “prodotto finito”.

Il “Manuale dei lupetti” nelle sue tre parti, ci offre la tecnica di parlare i tre linguaggi nella vita di Branco:

  • i morsi a ben vedere, con i simboli e i segni del Branco, la nuova parlata, i semplici giochi, ci offrono i modi per entrare in sintonia con il lupetto, insegnando loro a “pensare” mediante l’osservazione e le deduzione.

Anche il racconto giungla permetterà ai cuccioli quanto ai lupetti più anziani di osservare “fuori di sé” e “in sé stessi” quegli atteggiamenti richiamati dai tipi giungla… e dedurre da soli quali atteggiamenti positivi far crescere e quali far regredire fino a scomparire (Legge, Promessa, Parola maestra).

  • I capitoli dedicati alla pista e alle specialità ci “aiutano a sentire bene” lo stato d’animo del Lupetto. Il diagramma dei difetti e dei rimedi tracciato da B.-P. è un modello che ci permette di cogliere l’indole del Lupetto, leggere i tratti del suo carattere, comprendere i lati meno postivi del temperamento e suggerire – con il linguaggio del cuore che solo un fratello maggiore sa usare – i rimedi con la concretezza delle specialità dove ogni bambino fa quello che pensa e sente.

Allora useremo il linguaggio dell’”accompagnare nel fare”: i piccoli lavori avviati insieme, le parole di incoraggiamento e di fraterna correzione (le Massime), il Consiglio d’Akela.

  • Ed infine, nella terza parte del Manuale B.-P. ci aiuta ad unificare tutti i linguaggi in modo armonico, fissando il treppiede con il cordino della Famiglia felice, che sta anche alla base della vita di Branco e della sua organizzazione, quest’ultima rinviata alle nostre Norme direttive di Branca.
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