Eccoci qui, davanti a un sepolcro

risurrezione dai morti - MI Rupnik La risurrezione dai morti – Marko Ivan Rupnik

di don Riccardo Robella

“Alè… Fatto! Chiudiamo questo sepolcro! Rotolata bene la pietra? No, perché non si sa mai! Non vorremmo che poi facesse brutti scherzi”.
“Ma che brutti scherzi…è morto, morto, morto… che più morto non si può… con quello che ci è costato in corruzione e fatica, ci mancherebbe altro che se ne dovesse ancora sentire parlare… la storia finisce qui!”
“Ha detto troppe cose, ci si è messo di traverso…! Se ci avesse ascoltato! Avrebbe potuto diventare dei nostri, dividere con noi quel poco di potere che ci hanno lasciato; e invece no! Non ha voluto! Si è intestardito con quella favola del Figlio di Dio, della giustizia, del Regno dei Cieli… pfui…Regno dei Cieli…ma quando?”
“E poi lo sappiamo tutti che il mondo è ingiusto, dài! Basta scegliere da che parte stare, e tu, amico, hai proprio scelto la parte sbagliata, e quindi, ora, accettane le conseguenze!”
“Basta, chiudiamola qui… Ci ha detto troppe cose scomode”
“che regnino ormai l’oblio e il silenzio…”

Già, il silenzio. Ridurre qualcuno al silenzio è il modo migliore per risolvere i problemi: come girarsi dall’altra parte per non vedere.
Però il silenzio non è solo una condizione forzata, ma anche e soprattutto uno dei modi di lavorare di Dio.
È proprio così! Partiamo dall’inizio: un grande botto (il Signore si diverte ogni tanto con i botti), e poi?
Poi più niente per 14 miliardi di anni. Il silenzio. Un lavoro lungo e costante, nel quale le singole particelle si sono unite, trasformate, hanno dato inizio alla vita. Insomma, tanto tempo di silenzio per sentire il primo vagito; è buffo, se pensiamo che a fare tutto questo è stato il Logos, la Parola.

E poi, nove mesi di silenzio nel grembo di Maria, dopo l’incontro sconvolgente dell’Annunciazione, tempo nel quale le cellule sono cresciute (2-4-8-16-32-64-…) e lentamente, senza che nessuno se ne accorgesse, hanno formato l’incontro tra l’Eterno e la sua creatura.
“Ssssssst” verrebbe da dire “non disturbiamo… stiamo attenti!”
E invece quell’evento è stato talmente segreto che nessuno se n’è accorto. Certo, hanno visto Maria con il pancione, ma è una così ordinaria vedere un pancione, che novità!
Si, la novità c’è, e grande! Ma l’azione di Dio si nasconde, ha bisogno di orecchie attente per essere colta.
E poi quei 30 anni di silenzio, nei quali Gesù impara, giorno dopo giorno, il linguaggio degli uomini.

Ed oggi eccoci qui, davanti ad un sepolcro, a guardare in silenzio, sbigottiti. Il male ha dunque vinto? È il silenzio il punto d’arrivo della vicenda di Gesù, e quindi della nostra vita? Ma cosa può avvenire al di là di quella pietra, così pesante da non poter essere
rotolata via?

Chissà cosa potremmo vedere entrando nel sepolcro! Magari, ancora una volta il silenzio fa da sfondo ad un lavorio frenetico: e certo il tempo è poco e il compito è immenso: salvare l’umanità intera, recuperare milioni d’anni di sciocchezze e dare un futuro all’uomo!
I Padri parlano di un Gesù che scende agli inferi per riscattare Adamo, cioè l’uomo nel suo no più profondo.
L’azione di Dio non è mai, come possiamo vedere, un’azione di forza o di prepotenza, ma una dinamica d’amore: caricare su di sé il male è il modo migliore per eliminarlo alla radice; ecco che la croce assume il suo vero significato: da strumento di morte, grazie alla presenza del Cristo, diventa strumento di salvezza.
È il Signore Gesù che cambia significato al patibolo, che opera la trasformazione. D’altronde lo aveva già fatto qualche ora prima donandosi come compagno di viaggio per i nostri passi e medico per le nostre infermità (questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, fate questo in mia memoria).

E dopo tutto il silenzio? Ecco il grande botto: la Pasqua! Ancora una volta Dio gioca a nascondino: non si coglie l’attimo, ma le conseguenze della Risurrezione sì, eccome!
Tutto diventa nuovo, le cose che gli apostoli non capivano ora sono chiare, la paura diventa coraggio, la delusione entusiasmo, la tentazione di lasciar perdere tutto si trasforma in una vita donata completamente per l’annuncio di ciò che è avvenuto.
Da quel giorno è finito il silenzio, e la Chiesa si sforza di urlare che non più la morte, ma la vita eterna ha l’ultima parola sul destino umano; che l’uomo è un progetto aperto sull’eternità e pensato unicamente per un incontro decisivo, capace di completare quello che ci manca par riscoprire la nostra vera identità: immagine e somiglianza di Dio! Ce lo ha detto, anzi, ce l’ha mostrato Gesù Risorto!

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Posted in 2/2014, Nelle sue mani