Convegno assistenti AGESCI-FSE-MASCI L’Assistente, una risorsa preziosa per lo scautismo

Si è tenuto ad Assisi, tra il 4 ed il 6 febbraio 2013, il Convegno Nazionale degli Assistenti delle tre principali Associazioni
dello scautismo cattolico italiano. Dopo il saluto dei Presidenti delle tre Associazioni, che hanno sottolineato la fragilità degli adulti di oggi (Della Rocca, MASCI), la necessità di non accontentarci di essere buoni e di impegnarsi insieme
per affrontare le sfide educative (Losurdo, FSE), e che l’educazione è cosa del cuore (Finocchietti, AGESCI), ha aperto i lavori la riflessione di mons Mariano Crociata. Il Vescovo ha evidenziato che ci sono aspettative della Chiesa nei confronti dello scautismo, anche perché le associazioni cattoliche italiane si sentono Chiesa e vivono con intensità l’appartenenza ad essa.
Le modalità della nascita dello scautismo cattolico ricordano che non si tratta di una verniciatura cattolica di un metodo estraneo, ma piuttosto di una specie di battesimo dello scautismo, di un inveramento in cui lo scautismo si  riscopre cattolico. Oggi dobbiamo rispondere a due sfide, ovvero a riconoscere la dimensione morale dell’agire  associato (soprattutto pubblico) e ad aiutare ciascuno a diventare ciò che è, ad essere uomo o donna. Non è una questione tecnica e socio-pedagogica, ma un impegno per tutta la comunità cristiana. Sono però necessari tre elementi: la passione della testimonianza, il rilancio della funzione educativa della comunità cristiana, l’intelligenza e la preparazione dei testimoni. La Chiesa sta ripensando la catechesi, ed è necessario coniugare gli approdi delle riflessioni ecclesiali con il metodo scout. Lo scautismo è infatti un’esperienza integrale, che insegna con il fare e tiene insieme i diversi momenti di crescita dei ragazzi. In questo percorso ha veramente importanza la dimensione della strada e quella del gruppo, e la Partenza può essere una rinnovata professione di fede. La narrazione biblica è un buon veicolo, ma da sola non basta. Bisogna preparare perciò nuovi sussidi e diffonderli, integrando le varie esperienze: un lavoro che può essere fecondo per chi vi si impegnerà. Padre Alessandro Salucci ha parlato di uno spazio profetico delle tre Associazioni, di percorsi diversi che ci hanno purificato: siamo ricchi nella diversità.

È necessario ripartire da Padre Sevin, per il quale è in corso il processo di canonizzazione. Il gesuita francese non voleva
fare dello scautismo un’identità assoluta, ma vedeva in questa esperienza un percorso con una forte spiritualità, modulata sulla Bibbia. Altro riferimento sono i coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, partecipi anch’essi dell’avvio dello scautismo cattolico. Quanto al ruolo dello scautismo nella Chiesa, ci sono tre aspetti da non dimenticare: il radicamento antropologico nella Parola di Dio, che rischia di non esserci se la struttura prevale sullo spazio per la riflessione; la fedeltà al magistero della Chiesa, che è caratteristica della santità, e la fedeltà al metodo scout, perché le tecnologie non creano percorsi di senso. Nel dibattito è emersa la necessità di una maggiore preparazione scout del clero, ma anche quella di attingere alle scienze dell’educazione; molto apprezzato in questo senso l’intervento dell’assistente FSE don Zbigniew Formella, salesiano.
La relazione di Riccardo Della Rocca, Presidente MASCI, è partita dal Concilio Vaticano II e dal rinnovamento che lo Spirito Santo ha portato nella Chiesa, con una valorizzazione del laicato in seguito un po’ contrastata da forme neo-clericali. C’è necessità oggi di adulti in grado di fecondare la società e la Chiesa, nell’accoglienza dell’altro e nella ricerca di modalità nuove per educare le persone.
Per ultimo è intervenuto Mons. Cyril Vasil’, Vescovo e Assistente FSE, che è partito dalla testimonianza di padre Ivan Žužek, del suo incontro con lo scautismo, e di come un sacerdote come lui si sia dedicato con passione allo scautismo. Ha richiamato l’attenzione sul ruolo dei capi, che non hanno preparazione teologica né eloquenza, eppure convincono i ragazzi con quello che sono e quello che fanno. Un’educazione per modelli fondamentale anche per arrivare alla dimensione soprannaturale.

È importante poi l’osservanza della Legge Scout, anche nelle piccole cose; la volgarità del linguaggio dovrebbe essere assente dall’ambito scout, non per perbenismo, ma per adesione sincera alla Legge.
Un capo scout si contraddistingue poi per il suo affetto verso la Chiesa, il magistero, la gerarchia. Esprime il suo “Sentire cum Ecclesia”, anche nel suo essere sostenitore e collaboratore del parroco e della parrocchia. Deve saper difendere la dottrina della Chiesa, anche con grandi difficoltà, a volte pure di fronte ai sacerdoti. Padre Cirillo ricorda poi l’importanza della preghiera personale del capo, come anche della Messa quotidiana al campo, da proporre in modo chiaro e sereno e cercando il giusto equilibrio tra le preghiere comuni e quelle spontanee. Questa consuetudine lo aiuterà ad ascoltare meglio lo Spirito Santo, ad avere la giusta intelligenza nell’adattare il metodo con amore verso i ragazzi, ad essere un consigliere ascoltato, ad avere fortezza per resistere al male con dolcezza La salvezza eterna è più importante di ogni bene. In conclusione, il convegno è stata veramente un’occasione per condividere il cammino.
Come ha detto Padre Alessandro, l’armonia di questi giorni è una testimonianza reciproca di forte appartenenza ecclesiale, un momento di grazia della storia dello scautismo italiano, che continua così la ricucitura della “tunica strappata”.

Don Stefano Caprio Assistente Generale

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Posted in 2013, 3/2013, Nelle sue mani