Beh, al paese nostro – disse Alice, sempre con un po’ di fiatone – in genere si arriva in un altro posto… se si corre per tanto tempo come abbiamo fatto noi”. “Che paese lento! – disse la Regina – Qui, invece, vedi, devi correre più che puoi, per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte devi correre almeno il doppio”. Questo brano di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol, richiamato durante la sintesi finale dei lavori del carrefour della terza branca, può essere considerato il filo e lo snodo di tutte le riflessioni compiute (a Soriano e durante tutto l’anno). A fronte di un mondo che si muove in continuazione, per restare coerenti e fedeli ai propri valori “il passo della lumaca o della tartaruga” non appare il più adatto per rispondere alle sfide che la società di propone. Tempo di assemblea, tempo di tirare le fila di un intenso lavoro durato tutto l’anno: un periodo che ha visto le branche Rover e Scolte impegnate sui temi cruciali del lavoro, della missionarietà, dell’educazione e della famiglia, declinandoli nello specifico della realtà e dei problemi attuali dei giovani di questa fascia di età. Sul tema del lavoro emergono prepotenti i problemi di un universo giovanile attraversato dalla sfiducia nei confronti di istituzioni come la scuola e l’università, incapaci di preparare adeguatamente ad affrontare il mondo del lavoro. A questo si associa una mancanza di progettualità, la paura per la crisi economica, l’assenza di valori positivi, una scarsa comunicazione con il mondo del lavoro. A fronte di tutto questo si fa strada la necessità, anche per l’Associazione, di creare modelli positivi, di aiutare i ragazzi a sviluppare la proprie attitudini. Nella terza branca appare vitale insistere con la coerenza nei propri ideali educativi e far apprezzare ai ragazzi la reale e fattibile combinazione tra la crescita nel percorso scout e la crescita nell’ambito formativo/lavorativo. Sul tema della famiglia emerge la difficoltà per i Capi di questa fascia di età nel confrontarsi con le famiglie. A tutto questo si oppone invece l’esigenza di lavorare alla riscoperta della famiglia come primo luogo e punto di partenza dell’educazione, oltre che come spazio di condivisione. L’esigenza primaria è quella di utilizzare i mezzi del metodo per fornire un supporto al ruolo genitoriale e per coordinare una serie di azioni finalizzate al riconoscimento e al rafforzamento dei talenti. Nell’ambito dell’educazione si nota come un eccesso di libertà si connota come una “non scelta” continua da parte dei ragazzi e una tendenza al progressivo abbandono del senso di responsabilità. A questo si contrappone l’esigenza di educare attraverso un solido sistema valoriale, facendo rete tra le diverse agenzie educative. Tra i tanti elementi che emergono dalle riflessioni condotte e che vanno sottolineati in questo senso vi è senza dubbio la riscoperta della responsabilità e del senso del fare come leva educativa cardine per ritrovare la fiducia in se stessi e nella società. Un elemento di difficoltà che emerge dalle riflessioni condotte in questo ambito è l’agire in un contesto in cui una forte informazione e un facile approccio alle notizie genera confusione e non conoscenza e in cui la comunicazione diviene non un elemento educativo ma uno strumento di massificazione dei concetti. I Capi sentono di doversi rimettere in gioco “relazionalmente” con i ragazzi per aiutarli ad un approccio meno passivo e più riflessivo nei confronti dei messaggi non sempre positivi che arrivano dalla realtà che ci circonda. Nell’ambito della missionari età, tra i vari spunti che si fanno largo vi è quello di spingere verso la costruzione più solida di un senso del “comune” e non del “diverso”, pur nella consapevolezza che ci si definisce per differenze: la missione in questo senso è quello di far capire che “io sono così perché esistono gli altri”. La parte finale del carrefour, svolta in comune dalle due branche, nell’atmosfera allegra del gioco ha visto i Capi cercare di mettere in comune il proprio lavoro attraverso una serie di parole chiave emerse nei gruppi: le parole dovevano essere accostate per individuare eventuali spunti per un lavoro comune nel prossimo triennio. Ne sottolineiamo alcune tra le tante: Carta di clan/comunità, ovvero l’insieme dei valori di riferimento per un gruppo e la sua forza educativa; testimonianza/fede, ovvero l’esigenza di portare i propri valori attraverso l’esempio, sorretti dai pilastri della nostra fede personale; Punti di B.-P./programmazione, ovvero una visione in cui l’individuo è chiamato a muoversi non subendo passivamente ciò che si presenta giorno per giorno, ma operando da protagonisti e progettando il futuro secondo i cardini del metodo; carattere/ essenzialità, ovvero
un binomio fondato su individui che crescono e che sono capaci di discernere di volta in volta tra ciò che è indispensabile e ciò che non lo è, e che all’occorrenza sanno vivere una rinuncia o superare una difficoltà senza fermarsi ad autocommiserarsi. Siamo partiti dal brano di Alice che ci indicava la necessità di correre non tanto per andare vanti ma anche solo per non rimanere allo stesso posto. Forse come messaggio finale che sintetizza il lavoro del carrefour ci può aiutare il messaggio di San Francesco d’Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. E che le parole del patrono d’Italia possano essere veramente il migliore augurio e il miglior programma per affrontare il lavoro e le sfide del prossimo triennio
Stefano Bertoni