A colloquio con il Direttore de “Il Giornalino”, don Simone Bruno

Passione educativa

Pier Marco Trulli – piermarco.trulli@gmail.com

Don Simone, da un anno sei Direttore de Il Giornalino, storica rivista per ragazzi dei Paolini, arrivata quest’anno al 93^ anno di pubblicazione. Come ci si sente a dirigere un giornale per ragazzi, la cui lettura ha accompagnato generazioni di italiani?

Il Giornalino è il più longevo settimanale per ragazzi d’Europa ed è stata la prima rivista ideata da don Giacomo Alberione (apostolo della comunicazione, fondatore dei paolini).

Guidare un settimanale che ha attraversato l’esistenza di numerose generazioni e ha “accompagnato” profondi cambiamenti della storia italiana mi fa esplodere il cuore dal petto. Letteralmente!

Sento una grande responsabilità e non sempre mi sento all’altezza, lo ammetto. Ma, allo stesso tempo, avverto in me il sorgere di una grande sfida: entrare in questo tesoro ricco di esperienza e valori, infatti, stimola la mia identità di prete evangelizzatore. Mi sento provocato, spinto a non restare fermo, a capire cosa succede nel mondo a noi contemporaneo.

Ogni giorno mi domando: cosa posso fare per i bambini e i ragazzi di oggi? Quale accorgimento posso introdurre perché loro conoscano la bellezza affascinante del messaggio cristiano? Tutto parte da qui.

Cosa avete fatto per rendere attraente il giornale anche per i ragazzi di oggi, i cosiddetti “Millennials”?

Li abbiamo messi al cuore della nostra missione editoriale e li abbiamo osservati a lungo, ponendoci alcuni interrogativi. Chi sono i Millennials? Come vivono? Cosa guardano? Da cosa sono attratti? Quali sono i loro interessi e i loro gusti? Come comunicano? Come entrano in relazione tra loro?

Dopo accesi e appassionati confronti, abbiamo provato a operare un rinnovamento che tiene conto dei cambiamenti in corso. I nostri Millennials hanno la fortuna (o la sfortuna) di vivere in un contesto ricco di stimolazioni percettive, cognitive ed emotive.

Un bombardamento continuo di immagini persuasive, di contenuti che passano attraverso immagini, strumenti differenti, elevate spinte alla partecipazione e alla condivisione attraverso i social network.

La nostra rivista prova a diventare una “rete” appoggiata sulla carta, pronta a captare gli entusiasmi dei piccoli e a condurli in sentieri di senso. Ci siamo messi alla loro altezza per aiutarli a salire verso mete affascinanti e arricchenti. Chi vuole venire con noi?

L’uso continuo dei social da parte dei ragazzi rischia di far perdere l’interesse alla lettura e la curiosità. Come poter gestire queste nuove “preferenze” dei ragazzi?

Don Giacomo Alberione ha sempre incoraggiato a cogliere i segni dei tempi, a utilizzare i linguaggi più evoluti, ad adottare le forme più celeri di comunicazione presenti nel contesto sociale. Perché? Per propagare sempre di più il messaggio evangelico.

L’evangelizzazione non esclude nessuno e comprende anche i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, cioè tutti coloro che sono in crescita, in formazione, a cui non può mancare il nutrimento dello spirito.

I piccoli, in prospettiva, rappresentano il futuro. Hanno bisogno di essere guidati, accompagnati ed educati. Non possiamo ignorare che sono sempre più chiamati ad apprendere attraverso confronti e stimoli tra pari, attraverso conflitti cognitivi modulati e arricchenti. Le loro nuove preferenze ci interessano!

I Social, secondo noi, possono aprire strade nuove alla conoscenza. Siamo dell’idea di non demonizzarli e, tanto meno, di esaltarli, ma piuttosto di considerarli nella prospettiva dell’equilibrio.

Dai loro sistemi comunicativi (orientati alla valorizzazione dell’emozionalità e della connessione continua) abbiamo tratto la base della programmazione, aggiungendo ulteriori ingredienti: oltre alla scelta di fumetti originali (meno tradizionali e più evoluti) e di storie stimolanti e fantasiose (che avviano i piccoli al piacere della lettura), abbiamo costruito una serie di rubriche che stuzzicano la conoscenza di sé e degli altri: il mondo che orbita dentro di me e ciò che mi ruota attorno, le cose che accadono nel mondo. Una serie di attenzioni che mirano alla riflessività e allo sviluppo. Senza mai dimenticare i “perché” del mio rapporto con Dio.

Che rapporti avete con i vostri lettori?

Di grande intensità. Riceviamo numerose lettere (di apprezzamento, di critica, di richieste) e li invitiamo parallelamente a inviarci pareri, a raccontarci le loro storie, i loro gusti in fatto di lettura, musica, cinema, cartoni e le loro preferenze di ogni tipo anche di sport e tempo libero.

Siamo soddisfatti e continueremo a coinvolgerli sempre di più, per capire come incontrarli in modo arricchente. Ci sono pagine del Giornalino che ospitano esclusivamente la loro voce.

Quali sono le attenzioni educative che avete quando pensate e componete un numero?

Ogni volta che “cuciniamo” un numero, anche noi adulti ci sentiamo pienamente coinvolti. Non mancano i dibattiti e i confronti, frutto della bellezza dei diversi punti di vista che si intrecciano. Ci guida un obiettivo pedagogico fondamentale: vogliamo vivere e parlare con i bambini e i ragazzi di oggi.

Per farlo, mettiamo al centro alcune prospettive ormai imprescindibili nella realizzazione del Giornalino: la partecipazione e il coinvolgimento attivo, da un lato, e la peer education dall’altra (basti pensare che la guida alla lettura è Giò Blogger, un ragazzo della loro età).

Crediamo che in questo modo possa essere offerta una piattaforma di sviluppo adatta ai nostri piccoli campioni. Dove a essere protagonisti sono proprio loro, accompagnati dallo sguardo vigile delle persone più grandi (che vogliono il loro bene).

Da poco hai pubblicato un libro sulla reciprocità uomo/donna. In che modo tieni conto della differenza sessuale nella costruzione della rivista, dato che nella fascia di età che considerate vostro target le differenze di interessi e di sensibilità tra ragazzi e ragazze a volte possono essere significative?

Ne teniamo conto sempre, in modo sereno e costruttivo. Per noi la differenza sessuale tra il maschile e il femminile non è una scelta ideologica da sbandierare, quanto piuttosto la base feconda dell’educazione e della formazione.

Puntiamo sulla reciprocità perché i bambini e le bambine riconoscano ciò che li accomuna come esseri umani e ciò che li distingue come persone uniche, in grado di incontrarsi e stringere legami. Sappiamo bene che uno sviluppo armonico e integrato richieda il riconoscimento reciproco e la valorizzazione delle diversità, proprio per favorire il rispetto da entrambe le direzioni e così porre le basi dell’uguaglianza.

Una uguaglianza che nasce dalla differenza reciproca e non dall’appiattimento che svilisce.

Molti dei vostri lettori vivono l’avventura scout e sono lupetti e coccinelle oppure esploratori e guide. Qual è il vostro rapporto con lo scautismo?

Bello e coinvolgente. I piccoli lupetti, le coccinelle e gli esploratori sono lettori e lettrici attivi/e e curiosi/e, amano condividere e raccontare le loro avventure, ci pongono tante domande e stimolano la curiosità degli altri lettori. Insomma, un rapporto che può ancora crescere! Li vogliamo sempre più numerosi.

Coraggio! Vi aspettiamo, lettori impavidi e colmi di avventura!

Il tuo è certamente un lavoro molto particolare. Come nasce e come si gestisce una vera e sana passione educativa?

Sapendo chi si è e stando bene con sé stessi. Solo se si capiscono le proprie motivazioni, se si accettano i propri limiti e si rispettano i propri desideri, si può accedere all’altro e in tal modo provare a condurlo verso la piena realizzazione di sé.

La passione non esclude il proprio coinvolgimento, ma va coltivata e inserita all’interno della dimensione del servizio. Mai dimenticarlo! Passione educativa e non proiezione delle proprie frustrazioni sull’altro. Per questo educare è un’arte, e non solo un insieme di strategie e tecniche professionali (seppur importanti)!

Grazie di cuore don Simone, e auguri per questo tuo splendido servizio!

Posted in 2/2017, Scommessa educativa