Reale e virtuale

image3-3Marco Cavalieri

Cerco di scrivere qualcosa, oramai da qualche giorno, sull’intervento di Chiara Giaccardi al “Convegno Nazionale per il 40° anniversario dell’Associazione e il centenario dello Scautismo Cattolico in Italia” dello scorso 16 Aprile in Santa Croce in Gerusalemme.

Ho cercato di tirar giù degli appunti in ufficio, di mettere su un discorso che filasse nel tragitto tra l’azienda e casa, mi sono preso del tempo per riflettere rilassandomi mentre lavoravo le mie foto.

Insomma ho lasciato passare del tempo perché tutto sedimentasse e qualcosa rimanesse a galla.

Ed ecco la fregatura, stavo già cercando di semplificare la questione in un dualismo evidente: il sedimentato e l’elemento galleggiante, l’elemento di peso e la leggerezza concettuale.

Ecco che mi è parso di cogliere uno spiraglio nell’analisi dei messaggi che abbiamo avuto la possibilità di ricevere, non per venire a conoscenza di qualcosa di nuovo ma, in fondo per prendere consapevolezza di quanto lo scoutismo ci dà in mezzi ed opportunità di cui a volte dimentichiamo l’esistenza.

Sin dal momento in cui abbiamo cominciato ad usare gli smarthphone o i tablet e le loro applicazioni, abbiamo avuto la tendenza a toccarne gli elementi come se dovessimo mettere il virtuale in contrasto col reale, come se tutto questo potesse avere effetti univoci sul nostro modo di essere, separando nettamente la tecnologia dall’essere umano e guardando altrove nel cercare fonti di comunicazione atte a rinnovare la nostra comunione.

A volte ho pensato anche che fosse necessario difendere il mio essere scout da tutto questo che mi appariva altro, contrapposto, irreale, deterministico.

Ma perché questa difficoltà? Perché per andare in profondità cerco sempre di semplificare? Perché in un momento come questo mi si stampa in mente la nostra Orifiamma?

Sarà perché anche lì, su di un simbolo così grande e potente, mi sono concentrato solamente sul bianco e sul nero? Sul bene e sul male? Sul giusto e sullo sbagliato? Sul noi e sugli altri? E’ possibile che non abbia notato in tutti questi anni come queste due facce del mio essere uomo siano legate dalla Croce di Cristo che si fa ponte, che si china su di me indicandomi la direzione da seguire nella relazione col fratello, con ogni fratello?

Può essere. Ed ecco che ho accolto col mio solito sorriso sotto i baffi un messaggio interessante, che mi spiazzava non perché portatore di novità ma perché mi mostrava che quanto ho sempre vissuto e perché vi era fortemente presente. Non c’era niente di nuovo, se non un sentiero da esplorare per bene alla nostra maniera.

Ed ecco che uno smartphone, ad esempio, che avevo sempre considerato un mezzo, si evolve ai miei occhi in “dispositivo, in “ambiente”, in un passaggio che si apre ad una realtà globale dove le contrapposizioni tra virtuale e fisico, tra on-line ed off-line, tra digitale irreale e analogico tangibile perdono di senso e di significato intrecciandosi pienamente.

Nasce una “globalità” dove ogni problema ha una soluzione che viene dall’educazione ed in molti casi la soluzione è l’educazione stessa.

Ed ecco ancora che nel nostro ambiente di sempre, quello educativo, quello che fino a poco fa consideravo un semplice scambio di informazioni in rete diviene comunicare ed il semplice collegamento può diventare fraternità… la connessione come viatico verso la nascita di una comunità.

Quindi non è ciò che consideravo un mezzo tecnologico che rende una comunicazione, oppure una relazione, buona o cattiva ma è l’uomo stesso, sono io, i miei valori, la mia promessa, il mio stile, il mio battesimo: tutto ciò la rende autentica.

Ecco ancora un ambiente educativo vero e rinnovato che proprio per le sue caratteristiche ci fa capire, citando la Evangelii Gaudium, cheOggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternita, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza!

Sarebbe ancora Scoutismo, aggiungo io, e lo sarebbe sul web e nei boschi, con o senza uniforme, con il nostro stile e la nostra promessa…

Quando tu solo mi vedi come se tutto il mondo potesse vedermi”!

Posted in 3/2016, Digital scouting