Ricordo di Luciano Furlanetto, per gli amici Ciano

Ci conoscemmo sui banchi di scuola: era la 2^ media, sezione F. La scuola aveva sede in centro città, in un palazzotto del 1600, poco adatto alla vita degli studenti e al di fuori di ogni attuale regola antincendio, antisismica, senza vie di fuga, salvo quella effettivamente usata delle scale al termine delle lezioni: era proprio una via di fuga. I banchi erano del tipo “compact”, in legno massiccio, con i sedili facenti blocco unico con il piano di studio. Per questo motivo, a me che ero piccolino, la distanza tra sedile e piano risultava eccessiva, ma per Ciano, già sviluppato fisicamente, era inadeguata per difetto, per cui le sue ginocchia sporgevano dal piano di lettura. Ciano era più alto di me, ma anche più grande, avendo ripetuto le prime due classi. Egli non amava le materie teoriche, specie il latino, ma aveva già una chiara predisposizione per il disegno. Infatti, terminate le medie, frequentò con successo il Liceo artistico. Nacque così tra di noi un sodalizio negli studi, per cui ci si aiutava a vicenda, maturando un po’ alla volta un’amicizia profonda che, salvo qualche periodo dovuto alle necessità che la vita talvolta impone con durezza, è durata fino all’altro giorno. Ciano aveva esercitato subito su di me, come capita ai ragazzini, un’ammirazione per la sua statura e, in qualche modo, per la sua esperienza di vita: due anni sono molti a quell’età, per cui io lo consideravo come un fratello maggiore. Ma c’era un grosso cuneo nella nostra amicizia: egli faceva parte di una squadretta parrocchiale di pallacanestro, mentre io ero da pochi mesi capo squadriglia. Mi pareva che, se io fossi stato capace di catturarlo, non ci sarebbe stato grande gioco o relazione di hike che i Castori non avrebbero vinto. La mia tenacia vinse e Ciano entrò nello Scautismo, che da allora divenne il suo mondo di riferimento educativo. Vorrei ricordare alcuni episodi della nostra comune vita scout, altrimenti mi sembrerebbe che il ricordo si riduca ad una elencazione di qualità. Al campo del 1958, svoltosi a qualche chilometro da Taibon agordino, lui era già aiuto capo e utilizzava qualsiasi scusa per andare in paese con la Lambretta dell’assistente, anche più volte al giorno, per portare la posta, diceva lui. L’allora capo campo, l’indimenticabile Checco Piazza, compose per Ciano la seguente canzoncina: “Il postino della Val Bissera, va in paese da mattina a sera, dove va, chi lo sa, per un bollo, per un bollo va in città!”. In tutti noi nacque il sospetto che la “tabacchina” dove egli acquistava i bolli, fosse una bella ragazza. Per mancanza di spazio ricorderò solo un’altra caratteristica che rinsaldò ulteriormente la nostra amicizia. Noi costituimmo la più formidabile coppia di russatori che l’associazione abbia mai avuto! Così, un po’ per non disturbare gli altri, un po’ perché gli altri non ci sopportavano più, alle riunioni associative che si svolgevano al chiuso, come nel famoso collegio “Gerini”, sceglievamo di dormire nella stessa camera. Ma prima di infilarci sotto le coperte ci dicevamo: “Vincailmigliore!” e dopo poco cominciava la battaglia. Appartiene alla storia associativa anche la presunta presenza di orsi ai Campi scuola di Genga, mentre si scoprì che si trattava “semplicemente” di noi due concertisti. Ciano è stato un capo straordinario che diede il meglio di sé durante la preparazione e lo svolgimento dell’EJ di Viterbo: sua l’impostazione pedagogica che vide sempre al centro l’utilizzo di quel formidabile strumento educativo che è la squadriglia. Fu tra l’altro uno scrupoloso Capo Campo in svariati campi scuola, dove riuscì a fondere, in un solo omogeneo messaggio la tecnica, il metodo, la liturgia e la spiritualità. La nostra assidua frequentazione per le numerosissime riunioni romane, ci portò a salutarci, anche quando ci si trovava a Treviso, alla “romana”: “A Cià!” “A Clà!”. Attento ed affettuoso in famiglia, nonno tenerissimo, Ciano godette solo ultimamente l’apprezzamento del grande pubblico per le qualità artistiche. Ricordo una Via Crucis dove si fusero la poesia in acrostici di Luigi Pianca, le musiche inedite del maestro Antonello e gli acquerelli di Ciano che, proiettati sul grande schermo come accompagnamento visivo del racconto evangelico, suscitarono intense emozioni nel vasto pubblico presente. Nello scorso mese di dicembre fu allestita nel Battistero del Duomo di Treviso una mostra intitolata “Vedere il Vangelo di Luca”, composta da 290 splendidi acquerelli di Ciano, così coinvolgenti che il presentatore si rammaricò che il vivere appartato e schivo di Ciano avesse privato la cittadinanza della sua creatività pittorica. A Cià, uomo buono e leale, amico sincero e fedele, che la tua sensibilità artistica ed educativa gioiscano negli spazi infiniti, sotto lo sguardo amorevole di Dio!

Claudio Favaretto

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Posted in 2013, 5/2013, Annualità, Compagni di Viaggio