Intervista a Marco Scarmagnani
A cura di Pier Marco Trulli
Marco, è possibile scommettere su un amore per sempre, che insomma duri tutta la vita?
Scommettere su un amore per sempre oggi non è solo possibile, è una grande responsabilità nei confronti delle nuove generazioni che – senza questa prospettiva, vissuta nella verità dei nostri limiti, nello slancio emotivo ma anche nell’impegno del quotidiano – rischiano di assorbire cinismo e rassegnazione, o aggrapparsi ad un ideale romantico che punta tutto sul sentimento.
Ma il sentimento da solo è come una bolla di sapone: oggi c’è, domani ne è rimasto solo il ricordo.
Quali accorgimenti e strategie vanno messe in atto?
Non si può fornire un ricettario, tuttavia ci sono alcuni punti che sembrano banalità ma che vanno sempre rinfrescati. Io mi trovo in consulenza coppie molto avanzate su molti aspetti della vita ma alle quali, con pazienza, devo insegnare “i fondamentali” della vita coniugale.
Primo: i tempi di coppia vanno mantenuti sempre, e non vanno mai confusi con i tempi di famiglia. La coppia, anche quando i bambini sono piccoli, deve avere la creatività di cercare e garantire dei momenti per stare insieme per fare – attenzione a quello che dico – qualcosa che piaccia ad entrambi. Ci saranno mille cose che piacciono solo a lui, altre mille che piacciono solo a lei. Creatività e impegno vanno profuse per cercare qualcosa che piaccia ad entrambi. Bisogna avere momenti per ricaricare le pile, deve essere un’esperienza tendenzialmente piacevole. È la “celletta” della coppia così come i religiosi hanno la celletta per mettersi in relazione con Dio. La nostra vocazione è quella, e trascurarla è come tradirla.
Secondo: circondarsi di amici che stanno vivendo la stessa scelta. Da soli, oggi, non ce la facciamo. Troppi combattenti del matrimonio hanno deposto le armi, troppi amici, compagni di viaggio, ora sono sostenitori dell’amore eterno finché dura… è salutare trascorrere del tempo, anche solo per chiacchierare, con altre coppie, che hanno figli della stessa età. Non c’è bisogno di parlare di problemi, basta stare insieme per sentirsi sollevati, per sentir diluirsi e sciogliersi tensioni che da soli ci sembrano insopportabili.
Terzo: “gareggiate nello stimarvi a vicenda” dice l’apostolo. “Fate a gara nel ricominciare per primi”, dico io, dopo ogni incomprensione, ogni lite, ogni divisione: chi si slancia ci guadagna, chi esce dal guscio sta meglio, anche se l’altro all’inizio non corrisponde. Fate festa e celebrate la gioia in famiglia, non solo il dolore.
Cosa possiamo fare per conoscere meglio noi stessi e il nostro partner?
La conoscenza di se stessi è un cammino che dura per tutta l’esistenza. Così la conoscenza del partner. Non diamoci mai per scontati, l’altro è un mistero sempre più profondo di quello che io riesco a capire. L’atteggiamento di curiosità aiuta molto. Molto utile anche diventare curiosi verso le cose più incomprensibili, le zone d’ombra.
Magari da soli, o aiutati da qualcuno, sono spesso dei territori dove possiamo fare tante scoperte, su noi stessi, sulla nostra storia, sul perché ci siamo scelti. Sentendoci sempre in cammino, mai arrivati. Come gli scout, che faticano per arrivare su un altopiano e poi vedono una cima più alta e partono con entusiasmo alla scoperta anche di quella.
Marco, tu sostieni che le differenze tra uomini e donne danno sale e pepe al rapporto. Ma quanto siamo differenti?
“Differenti”, esatto, che essendo una parola che arriva da di-fero cioè, forzando appena, “portare-qualcosa-d’altro”, ci fa scoprire che questo portare in fondo è un dono. Ecco, io faccio dono della mia mascolinità, il mio modo specifico di essere nella relazione, con mia moglie, i miei figli, con il mondo, e anche con me stesso. Mia moglie fa dono della sua femminilità. Entrambi diventiamo generativi, e il nostro stesso incontro genera figli, ma anche pensieri nuovi.
La differenza permea ogni cellula del nostro corpo, influisce sullo sviluppo della personalità, è alla base di ogni relazione generativa. Il cervello stesso si struttura in modo differente sotto l’influenza degli ormoni ancora nella vita intrauterina. Il testosterone crea un cervello più grosso, più pesante, con aree diversificate e specializzate che comunicano poco tra di loro.
Serve per raggiungere uno scopo senza interferenze. I problemi sono affrontati in maniera sistematizzante oppure vengono accantonati per non disperdere energie.
Il cervello femminile invece rimane molto compatto e le parti che lo compongono in continuo dialogo tra loro.
Questo da alle donne quella capacità di intuito, di empatia, che non è altro che la capacità di processare contemporaneamente stimoli che avvengono a livelli molto differenti.
Nella relazione questo può portare incomprensione, ma anche calmierare le rispettive esagerazioni, e quindi a farci diventare esseri umani migliori.
La scelta dell’altro è importante, così come la coerenza nel mantenerla. Cosa suggerisci in proposito?
La scelta presuppone che ci sia stato un innamoramento, e sull’innamoramento c’è poco da lavorare: accade. Possiamo molto lavorare invece su ciò che avviene dopo, in viaggio verso un amore sempre più maturo e consapevole. Lì invece va continuamente nutrita la volontà, che non è la volontà fredda e calcolatrice, ma la volontà di scegliere nel quotidiano di investire sulla relazione di coppia.
Nessuno oggi riesce a star sposato “gratis”, senza impegno, seguendo l’onda. Serve l’obiettivo e la risolutezza nel perseguirlo. Poi, una volta intrapresa questa strada, si scopre anche che è molto affascinante.
Come possiamo affrontare le crisi dentro le mura di casa?
Beh, innanzitutto avendo chiaro un obiettivo, si può guardare alla crisi con un’altra prospettiva. Mi spiego: un conto è affrontare una crisi pensando che la difficoltà mette in discussione la relazione stessa; un altro è sapere che si sta camminando insieme, e trovare degli ostacoli nel cammino.
Questi ostacoli, queste crisi, si affrontano come una malattia. Se ho un raffreddore semplicemente aspetto che mi passi, o sto un po’ più coperto (e la coppia con una crisi leggera magari si ritrova per fare il punto e vedere cosa non va, con un dialogo costruttivo).
Se comincia a salirmi la temperatura, allora prendo qualche vitamina (così come la coppia un po’ più in crisi si legge un buon libro). Se la febbre persiste consultare il medico (così se da una difficoltà non si riesce ad uscirne e da molta pena è meglio farsi aiutare da qualcuno). Un consiglio stando in metafora: informatevi che il medico non sia un sostenitore dell’eutanasia (e che il mediatore o terapeuta non sia un divorzista).
Marco, tu hai vissuto l’esperienza scout. In che cosa ritieni possa averti facilitato nel tuo rapporto di coppia e nella scelta coniugale?
Lo scoutismo è stata un’esperienza fondamentale nella mia esistenza. Mio padre era scout e quindi l’ho respirata da sempre, poi ho fatto il mio percorso canonico, fino alla partenza extra associativa per vivere il mio essere scout con il servizio nella Comunità Papa Giovanni XXIII di don Benzi.
In primo luogo lo scoutismo è stato il luogo dove ho maturato la mia fede, che mi ha accompagnato per tutta la vita. Sul versante più terreno invece, come sai ogni scout ha le sue passioni, io ero appassionato delle escursioni e di ciò che all’epoca si chiamava “pioneristica”. Delle escursioni rimane il gusto – che trovo anche nel cammino coniugale – dell’avventura e della fatica.
Quando pensi di non farcela scopri che in fondo di energia ne avevi ancora, quando raggiungi una vetta senti una grandissima soddisfazione nel corpo e nello spirito, c’è poi l’aspetto della fratellanza, dell’aiutarsi e del passarsi l’acqua, del ripararsi insieme e del darsi la mano.
Per la pioneristica, da quando mi hai fatto questa domanda, non sono riuscito a liberare la mente dall’immagine di una legatura quadra. Tu puoi farla in qualche maniera, magari tiene, magari è un po’ sbilenca e ci pianti un chiodo e lo nascondi, puoi farci un incastro ballerino, o non farlo e cercare di nasconderlo con tanta tanta corda. Alla fine ti esce un groviglio inguardabile.
Puoi invece “vivere” una legatura quadra come un’opera d’arte. Puoi prendere le misure dell’incastro e levigarne i particolari, puoi iniziarla col nodo adatto, un paletto, che è pure bello da vedere, e poi con 3-4 giri di corda renderla solida, armonica, facilmente riaggiustabile.
Ecco, anche nelle cose semplici ci vuole passione e dedizione. Il matrimonio è anche questo: una legatura quadra, ma fatta con arte.