Desiderare meno…

Un uomo d’affari chiese al maestro
“In che modo la spiritualità può aiutare un uomo di mondo come me?”
Il maestro rispose “Ti può aiutare ad avere di più”
“Ma come?” domandò l’altro.
“Insegnandoti ad desiderare meno” concluse il maestro.

Attraverso questo apologo, qualche tempo fa Monsignor Ravasi invitava a riflettere su questo aspetto. Forse è utile riflettere da Capo e Capi su questo, dopo che si sono consumate le Feste Natalizie. Non si è fatto altro che parlare di un Natale in tono minore, di una crisi che ha ucciso i consumi, che deprime gli animi, che porterà la bilancia commerciale decisamente in rosso. Si è analizzato quindi il Santo Natale come se fosse un fenomeno economico commerciale: sono apparse stime sulla spesa per il cenone, stime sulla spesa media per regalo, ecc.ecc. Sarebbe bello chiedersi da Capo Scout: come lo scautismo può insegnare ad un ragazzo ad avere di più dalla vita? Credo che una parziale ma importantissima risposta sia proprio coerente con l’apologo di De Mello: insegnare loro a desiderare meno, insegnare loro che essenzialità non è una virtù spendibile solo ai campi. È uno stile, un sentire la vita riconoscendo le cose davvero indispensabili.

“Trattare le cose temporali
ed ordinarle secondo Dio”.

Un equilibrio personale che attribuisce il giusto valore alle cose e non permette alle stesse di dominare le nostre coscienze. Possiamo fare davvero molto per e con i nostri ragazzi. Riuscire a liberarli dallo stress del possedere non è cosa semplice, specie in un contesto dove il metro di misura è appunto l’avere. Mi è capitato recentemente un incontro con i genitori del mio Gruppo nel quale, presentando l’attività dell’Eurojam, il Capo Riparto
ha lanciato un’attività di ampio respiro di autofinanziamento nelle squadriglie e nel riparto, richiedendo anche una capacità di risparmio a casa da parte dei ragazzi, di rinuncia al superfluo e di accantonare risorse per questa attività. È stato bello leggere negli occhi dei genitori soddisfazione e condivisione del progetto. Non possiamo educare senza di loro. Credo che un punto di grande forza della proposta educativa in tal senso sia proprio la piena sinergia con le famiglie dei nostri ragazzi: solo così potremo essere efficaci. Occorre fare uno sforzo in più, portarci più vicino alle famiglie e condividere con loro di più e meglio la nostra azione, non ci tornerà utile solo per questo aspetto, ma per tutto. «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria,
fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo:
“Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?” Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia
di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.  (Matteo 6,25-34)

Pietro Antonucci   Commissario Generale

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Posted in 1/2013, 2013, Editoriale