La specialità… al lavoro!

Ma che strano, a prima vista si potrebbe pensare, questo titolo… specialità e lavoro, due realtà apparentemente così distanti, ma che forse proprio tanto distanti non sono. Notizia del telegiornale di questa sera: “disoccupazione giovanile ai massimi storici in Italia”, inutile rammentare il numero, è purtroppo sempre in aumento, quello di oggi domani sarà già superato, purtroppo, con la crisi del mercato del lavoro attuale e le pessimistiche previsto ni per il futuro in questo settore. Ma allora, se non c’è lavoro, o ce n’è poco, a che ci servono le specialità? Sì, lo sappiamo tutti, Baden Powell e il nostro metodo ce le propongono come uno strumento nelle mani del Capo per poter aiutare il ragazzo a scoprire quali talenti il Signore gli ha affidato, a vedere quali passioni lo attraggono per la sua vita, non solo quella attuale, ma anche quella futura… quella dove “da grande” lavorerà… La nostra branca Esploratori è impegnata ormai da tempo assieme a quella Guide nella revisione del libretto delle Specialità, alcune delle quali ormai datate e con alcune prove vetuste… ma a che ci serve fare tutto questo, se non capiamo appieno quali potenzialità ha davvero questo strumento nelle mani del Capo Riparto? Per prima cosa, una volta raggiunta la Seconda Classe, o forse magari ancor prima, presentiamo all’esploratore le Specialità, facciamogliele conoscere, e non solo le solite ben conosciute da tutti… ma anche quelle che, anche se non lo crediamo, potrebbero in lui far accendere una lampadina, sì, la lampadina dell’entusiasmo, della curiosità, della voglia di provare… e che – non si sa mai – potrebbe trasformarsi in vera a propria passione! Sì, perché se davvero di passione poi si tratterà, ecco che la nostra Specialità ha fatto centro: non solo tecnicamente avremo un esploratore più preparato, propenso alla necessaria manualità per poter vivere nel mondo che lo circonda sempre a suo agio, ma avremo anche un esploratore che si è appassionato di un “fare qualcosa” che, non si sa mai, potrebbe poi nella vita diventare il suo lavoro. Ma la nostra preoccupazione, sia ben chiaro, non deve essere: “Ma quell’esploratore da grande quale lavoro potrebbe fare? Quale specialità potrei proporgli?” Ma bensì provare ad osservare bene il nostro esploratore, cercando di tirar fuori (cioè “educare”) quanto lui ha dentro, quanto ha già nella sua personalità ma che deve essere sviluppato (mi piace sempre tanto, rubando l’espressione a un bravissimo educatore che conosco, pensare che ogni persona sia una candela, con uno stoppino che noi – da bravi educatori – dobbiamo accendere, per far sì che non rimanga spenta e che possa irradiare così tutta la luce che potenzialmente ha dentro, ma che senza un innesco nello stoppino resterebbe lì spenta… piuttosto che pensare alle persone come vasi da riempire, dove ogni educatore – involontariamente – cerca di voler riempire, dando qualcosa, donando qualcosa… più che sviluppare quanto c’è già in ognuno di noi). Cerchiamo di passare, come Capi, la passione del fare le cose, la nostra voglia di farle, e farle bene, siano esse lo studio, un lavoro, il nostro servizio… vedere qualcuno che fa qualcosa con passione, che si “spende” per quella cosa, è sicuramente contagioso, e conta più di mille parole, distintivi o attività che possiamo ideare; ancora una volta il nostro esempio personale sarà l’arma vincente… perché gli esploratori guardano a noi molto di più di quanto noi ce ne accorgiamo! E anche una chiacchierata con la famiglia, proprio su questi temi, non sarà certo tempo sprecato, ma anzi, farà del bene 3 volte: una a noi, che così conosceremo meglio quella famiglia, una ai genitori, che ci apprezzeranno come Capi realmente impegnati per la crescita e il futuro del proprio figlio, e una all’esploratore, che acquisirà fiducia in sé stesso, consapevolezza che nella vita va scoperta anche la nostra vocazione al lavoro, che non è solo il modo per guadagnarsi da vivere, ma anche una realtà quotidiana ove mettendoci tutto noi stessi possiamo contribuire a lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato, per dirla con le parole dell’ultimo messaggio di Baden Powell agli esploratori.

Fabio Sommacalesploratori@fse.it

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Posted in 2013, 5/2013, Annualità, Articoli, Giocare il Gioco