Intervista a Gerardo de Marco Contro lo spreco di risorse pubbliche

Continuiamo con alcune interviste ad ex-Capi e Capo che ora svolgono incarichi al servizio del bene comune.

Di cosa ti occupi alla Corte dei Conti?

La Corte si occupa di prevenire e reprimere tutte le forme di spreco delle risorse pubbliche (soldi, mezzi, persone), controllando che le amministrazioni operino in maniera imparziale ed efficiente e seguendo il flusso del denaro pubblico dal momento in cui viene prelevato dai cittadini, con le tasse, fino al momento in cui viene speso per le esigenze
della collettività.
Posso quindi considerarmi fortunato, perché prestando servizio come giudice contabile ho la possibilità di contribuire ogni giorno, attraverso il mio lavoro, al bene comune!
La casistica è varia: soldi che “spariscono” in tutti i modi, dai più ingegnosi (annullo le multe fatte e mi metto in tasca i
soldi già incassati) ai più banali (prelevo somme dal conto dell’amministrazione per spese mai fatte); “mazzette” d’ogni tipo; rapporti clientelari, anche in appalti e concorsi; malasanità (la proverbiale pinza dimenticata nella pancia: è successo!); assenteismo a iosa (timbro anche per il collega che non c’è; sono in malattia ma mi trovano a lavorare altrove); incidenti d’ogni tipo riguardanti mezzi e dipendenti pubblici; corsi di formazione pagati ma svolti solo “sulla carta”; opere pubbliche iniziate e mai completate, non funzionanti, costosissime, abbandonate alla rovina; spese personali fatte pagare all’amministrazione pubblica… e molto altro ancora.

Ci racconti di quella volta in cui la formazione scout ti ha aiutato a prendere la decisione giusta…
Ho trascorso gli ultimi otto anni della mia vita a cercare in coscienza di prendere sempre la decisione… giusta… che nel mio caso vuol dire capire chi ha sbagliato, perché ha sbagliato e quanto dovrà pagare per quell’errore.
La formazione scout (e in particolare l’esperienza del “fare” e del “saper fare” le cose “sul campo”) mi è spesso d’aiuto per trovare il bandolo della matassa, per ricollocare ciascuno nel suo servizio, incarico e posto d’azione, anche quando tutti si accusano a vicenda e diventa difficile capire effettivamente chi ha colpa di cosa.
Tre qualità scout utili nel perseguire il bene comune
È indispensabile, come ci ricorda la cerimonia della Partenza, che anche nel lavoro usiamo le qualità che richiamano i colori di ogni branca: una qualità gialla, colore del solee dei bambini, della gioia, della curiosità e della spensieratezza; una verde, colore dell’erba e dei ragazzi, di ciò che cresce, osa, si slancia e sogna; una rossa, colore del sangue e dell’età adulta, del sacrificio, della riflessione e della responsabilità.
Se nel lavoro non riusciamo a tingerci contemporaneamente di questi tre colori, essendo al tempo stesso gioiosi, coraggiosi e  saggi, al bene comune mancherà sempre… quel qualcosa in più.

Ci racconti di quella volta in cui hai sentito di essere riuscito a far la cosa giusta per la società?
Credo che la vera sfida per il perseguimento del bene comune sia quella di conciliare al meglio il lavoro e la famiglia, testimoniando con la nostra vita che ciò è bello e possibile.
Insegniamo spesso ai nostri ragazzi che “il dovere dello scout comincia in famiglia”; B.P. quando gli si chiese di condensare in poche parole quanto si potesse fare di meglio nella vita rispose: “fate un buon matrimonio!”. Nulla di più vero! La cosa “più giusta” che sento di aver fatto per la società è stata… il mio matrimonio.
Ma, attenzione: fare un buon matrimonio non significa solo una bella cerimonia e una piacevole luna di miele, seguita
da anni di “tolleranza” reciproca, significa darsi da fare ogni giorno per farlo durare nel tempo e mantenerlo “buono” alla distanza!
Ti è mai capitato di riconoscere nel servizio al bene comune persone cresciute in ambito scout? E da cosa le hai riconosciute? 

Gli scout sono tanti e capita spesso di riconoscerne qualcuno all’opera, anche per piccoli gesti banali (il modo di organizzarsi e risolvere i problemi, uno zaino che spunta da un armadio o un bagagliaio, ecc.) ma c’è un tratto davvero inconfondibile, che è la capacità di sorridere e restare lucidi e positivi, senza panico, anche tra mille difficoltà.
Su quale aspetto lo scoutismo dovrebbe avere più attenzione per educare ad essere cittadini attivi?
Credo che con il gioco possiamo educare i nostri ragazzi ad… educare anche i loro genitori, nei piccoli gesti concreti.
Ad esempio, spingendoli a far allacciare le cinture e rispettare i limiti di velocità in macchina; ad adottare comportamenti di risparmio energetico; a fare correttamente la raccolta differenziata; ad effettuare acquisti consapevoli; a pagare (e far pagare) le tasse; a prendersi un po’ cura di chi ha bisogno; a mettere le proprie capacità e una parte del proprio tempo al servizio del bene comune.

 

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CHI È?

Oggi è magistrato della Corte dei Conti; è stato in servizio prima a Torino (dal 2005) e adesso a L’Aquila (dal 2012).
Ha vissuto l’esperienza scout nel Roma 25, ove ha fatto anche servizio nel Riparto e nel Clan. È brevettato in branca Esploratori. Attualmente è uno di quei “vecchi” Capi che tra figli piccoli, lavoro e famiglia cercano di rendersi utili nel Gruppo per quel che possono.

Sergio Colaiocco

 

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Posted in 2013, 3/2013, Scautismo e bene comune