E qui che si fa???

Paolo Cantore – cantorep@gmail.com

Giovanna entrò nel cortile della Parrocchia e si avvicinò ad Akela che aveva finito la riunione di Branco, si presentò e gli disse: “Vorrei iscrivere mio figlio agli scout, mi hanno detto di rivolgermi a lei. Vorrei sapere un po’ come siete organizzati”.

Akela si lanciò in una spiegazione della cadenza delle riunioni, dell’organizzazione delle uscite e del campo estivo, di cui la signora Giovanna fu subito soddisfatta, finché, ad un certo punto, la mamma fece la fatidica domanda: “ma voi, esattamente, in queste attività che cosa fate?”.

A quel punto Akela sfoderò l’asso nella manica (di tutto il gruppo in realtà) ed invitò la signora Giovanna all’incontro illustrativo di tutte le unità che si sarebbe tenuta di lì a breve, in quella sede avrebbe potuto avere tutte le risposte e tutte le spiegazioni di cui avrebbe sentito necessità.

Questa piccola scenetta, in realtà un po’ surreale (sappiamo benissimo che qualsiasi Capo Unità degno di questo nome è perfettamente in grado di spiegare ad un genitore cosa fa con la sua unità e, soprattutto, perché lo fa), serve ad introdurci ad un argomento che può toccare tutti i gruppi e magari dare una mano a tanti capi più giovani e meno esperti o spigliati nel parlare con gli adulti.

La domanda sul cosa si va a fare in un Branco o in un Cerchio, piuttosto che in un Riparto, è perfettamente lecita e doverosa da parte di un genitore che ci affida il figlio.

La risposta, tuttavia, anche se fornita nel miglior modo possibile, con l’eloquio più forbito ed elegante che siamo in grado di sfoderare, condita della miglior metodologia associativa, rischia di rimanere insoddisfacente e parziale se non è inserita in quello schema più ampio che è dato dalla continuità e dalla complementarità del metodo.

Ora, siccome le parole sono importanti, ma vanno poi messe in pratica, l’unica alternativa, volendo fornire un’ampia ed accurata spiegazione sul metodo è sottoporre il malcapitato genitore ad una chiacchierata di alcune ore, in cui si cercheranno di spiegare tutti i principi educativi di alcune unità che, magari, non sono nemmeno propriamente le nostre.

O, in alternativa, si può organizzare una unica e bella attività di gruppo, in cui tutte le unità si presentano, con i loro Capi e le loro Pattuglie.

Magari il Capo Gruppo presenta, insieme con un rappresentante della Parrocchia (se è un gruppo parrocchiale) e con l’Assistente (se il gruppo ha la fortuna di averlo) il progetto educativo associativo e quello di gruppo (se ce n’è uno particolare) e magari anche il cammino pastorale parrocchiale.

Sempre il Capo gruppo potrebbe, poi, presentare la sua pattuglia di Gruppo.

Ogni capo unità, quindi, potrebbe lanciare la sua Unità, andando a spiegare, per sommi capi, le peculiarità della stessa, nonché come l’unità si inserisce nella progressione del metodo e come si relaziona con le altre unità.

Anche i Capi unità potrebbero, poi, presentare la propria pattuglia alle famiglie.

Sicuramente avrete notato, però, che non abbiamo mai usato, sino ad ora, il termine “riunione”.

C’è, infatti, un motivo.

Una riunione classica che vedesse prima la presentazione del gruppo, poi quella di 6 o più unità diverse, in cui ogni capo presenta il proprio metodo di branca, rischierebbe di essere un evento quantomeno “indigesto” per i passivi ascoltatori.

Potrebbe essere utile, oltreché divertente, cercare di organizzare un’attività “movimentata”.si potrebbe immaginare di fare una piccola rappresentazione, magari con alcune piccole scenette (per esempio una per ogni unità) in cui si racconti o si simuli brevemente quelle che sono le peculiarità delle singole branche.

Oppure, ma molto dipende dal numero dei partecipanti ovviamente, si può organizzare una prova pratica, per i genitori, delle attività che si propongono in branca. Va da se che alcune branche (per esempio le terze) potrebbero avere qualche difficoltà in più a preparare un’attività peculiare, di pochi minuti, da proporre a dei genitori, magari nel cortile di una parrocchia, ma sicuramente la fantasia e la preparazione dei capi saprà ovviare anche a questo.

Da ultimo, anche per ottimizzare i tempi (sia nostri che di chi ci verrà ad ascoltare), si potrebbero dare tutte quelle informazioni tecniche (quote, censimenti, orari, ecc.) che sono standardizzate a livello di gruppo per tutte le unità, che, a seguire, potrebbero ben fare una propria specifica riunione iniziale.

Questo tipo di organizzazione può portare alcuni vantaggi.

Primo fra tutti la possibilità per le famiglie di vedere e di conoscere concretamente tutto il gruppo. Secondariamente questo tipo di attività può spiegare meglio di tante parole il concetto di “continuità del metodo” in entrambe le sezioni (se ci sono ovviamente).

Da ultimo può aiutare quel Capo con la parlantina meno “brillante” a spiegare in maniera più chiara ed incisiva le specificità della sua unità.

Adesso non resta che provare! (e se la vostra presentazione annuale riesce particolarmente bene raccontatecela. Potrebbe essere un prossimo ospite di queste pagine…)

Posted in 4/2016, Nello Zaino