LA CAPANNA ZULÙ

“Gli Zulù costruiscono le loro capanne piantando…qualche volta lasciano una piccola apertura in cima, che serva da camino.”
Baden Powell, 10^ Chiacchierata al Fuoco di Bivacco – Scoutismo per Ragazzi

Lasciandoci ispirare dalle parole del nostro fondatore, la Squadriglia Aquile del Riparto Grande Fiume, gruppo Vigevano 1, si è lanciata nella realizzazione di un rifugio per tutta la Squadriglia secondo le usanze Zulù (figura 1).

MATERIALE
Attenzione: questa impresa si è svolta in seguito a un’opera di manutenzione della vegetazione in area di competenza del Riparto, per cui l’utilizzo di legna verde è avvenuto nel massimo rispetto del sesto articolo della Legge.

Legname
Per la costruzione dello scheletro è necessario procurarsi legname leggero: flessibile e diritto, con un diametro preferenziale di 2,5 – 5 cm, il nocciolo è la scelta migliore. Si consiglia invece di evitare il legno di sambuco, simile sotto molti altri aspetti, ma con una resistenza molto minore.
Per la copertura si è optato per il bambù, ma qualunque soluzione che consenta di coprire molto senza appesantire eccessivamente la struttura è ben accetta, come paglia annodata a mazzi e rami di fico.

Cordame
Si è voluto limitare l’utilizzo dello spago a pochi giunti critici, mentre la maggior parte delle legature sono state realizzate per mezzo di filamenti di edera, trovata in grandi quantità sul luogo. Sovente l’edera si arrampica sugli alberi e questa convivenza di due specie vegetali può essere non sempre amichevole (figura 2). Si è cercato di attingere l’edera solo dove questa stesse causando problemi ad altri alberi. Si consiglia di utilizzare i rami di edera più verdi, laddove siano meno legnificati, e di rimuoverne le foglie prima dell’uso. In questo modo la corda che se ne ottiene sarà maneggevole e flessibile al punto giusto.

COSTRUZIONE
In seguito a un’attenta progettazione, di cui si vedrà qualche bozza in seguito, il rifugio è stato realizzato.

Per prima cosa è necessario identificare un luogo piano e sufficientemente ampio. A questo punto si marca il centro, piantandovi saldamente un picchetto. A questo si lega un cordino lungo 2 mt. All’altro capo del cordino si assicura un secondo bastone acuminato. Questa struttura verrà usata come un compasso: afferrando il bastone acuminato e tenendolo a terra, si ruoterà attorno al centro, così da realizzare un solco perfettamente circolare di 2 mt di raggio.

In seguito, lungo la circonferenza si creano 8 buchi profondi 50 cm (i punti da 1 a 8 in figura 3). Successivamente bisogna prendere dei bastoni di nocciolo lunghi circa 3,5 mt e legarli insieme a coppie con una legatura a fascia (come in figura 4). In questo modo si ottengono dei pali lunghi più o meno 6 mt, le cui estremità vanno piantate a terra, in due buchi opposti della circonferenza (figura 5).
È necessario usare legature diagonali perfissare la posizione reciproca dei pali nei punti di incontro in cima alla capanna.

Successivamente bisogna intrecciare orizzontalmente dei rami flessibili, come mostrato in figura 6. Più la maglia è fitta, più stabile sarà il rifugio. È bene lasciare un’apertura per l’ingresso. Gli incroci vanno assicurati con legature quadre, come in figura 7. In questo modo si ottiene lo scheletro mostrato in figura 8.

A questo punto è necessario cominciare a coprire la struttura con il fogliame. Si consiglia di partire dal basso e di legare sempre i rami esternamente alla struttura. La copertura è un passaggio particolarmente delicato. Si consiglia di non usare fogliame troppo pesante o in alternativa di irrobustire la capanna con un palo centrale, piantato a terra. In figura 9 si possono apprezzare le conseguenze di una struttura troppo debole rispetto alla copertura.

In figura 10 e 11 ecco la capanna Zulù completata.

Capriolo Saggio
Roberto Garza