TEMPERANZA…
Dopo aver scoperto nel numero passato la virtù della Giustizia, questa volta conosciamo la Temperanza.
Temperanza? Che cosa sarà mai? Subito ti viene in mente il temperino: toglie ciò che è di troppo e rende la matita pronta all’uso.
È quindi la virtù con la quale si toglie ciò che è in eccesso, di troppo? Forse, anche, ma…
COM’È UN RAGAZZO / UNA RAGAZZA TEMPERANTE?
1) È VIGILANTE. Dalla prima lettera di Pietro (1 Pt 5,8-9a): «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede.»
II ragazzo / la ragazza temperante è una sentinella, uno che vigila, uno che sta attento e non si lascia sorprendere.
È una persona che tiene in mano la propria vita e la domina, non diventa schiava delle passioni. Le sue passioni non prendono mai il sopravvento sulla ragione, sulla volontà o sul “cuore”.
- LA BRAMA DI POSSEDERE (L’AVIDITÀ)
- LA VOGLIA DI MANGIARE (LA VORACITÀ)
- LA COLLERA
Quanto è facile in certi momenti montare su tutte le furie, dare in escandescenze, diventare una bestia inferocita! Sappi in realtà che non c’è nessuna situazione nella quale i tuoi nervi possano sfuggire al tuo controllo.
- LA RICERCA DEL PIACERE SESSUALE (LA LUSSURIA)
Temperanza vuol dire anche purezza nei rapporti. Occorre controllare gli occhi e il pensiero e vincere il pericolo di diventare ragazzi e ragazze che vivono solo alla ricerca del piacere.
Tutto questo non vuol dire che un ragazzo e una ragazza temperanti non possano essere spontanei, non possano gioire, non possano piangere, non possano esprimere i propri sentimenti; non significa cioè che essi debbano diventare insensibili, come se fossero di ghiaccio o di pietra. No, in nessun modo! Basta guardare Gesù per convincersene.
Immagine tratta dalla cappella degli Scrovegni in Padova.
In quest’affresco di Giotto la virtù della Temperanza ha la spada fasciata e la bocca tenuta a freno da una briglia: uccide più la lingua della spada.
Può aiutarci la parabola che Gesù racconta a un uomo che gli chiede di fare da mediatore tra lui e suo fratello su una questione di eredità:
«Guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni. Disse poi una parabola: La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E tutto quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori e non arricchisce davanti a Dio.»
In questo brano la frase «riposati, mangia, bevi e datti alla gioia», è lo slogan adeguato di un uomo profondamente egoista e chiuso in se stesso. L’uomo intemperante, l’uomo che non ha misura, è così, perché non si cura del proprio prossimo. Quando la relazione con gli altri non esiste, tutto diventa un mero accaparrare cose, situazioni o persone. In un primo momento la temperanza può sembrare solo “rinuncia”, ma essa è “grandezza” se è guidata dall’amore umano.