Carceri d’Este è un piccolo paese in provincia di Padova, perso tra i campi e le nebbie polesane. Niente di speciale, sembra. Eppure, proprio come il campo della parabola, custodisce una perla preziosa. Questo borgo dalle origini antiche nasconde un’abbazia medievale, tra i cui chiostri è fiorita un’idea nuova per tutti gli Scout, qualunque sia la loro età o l’associazione di cui fanno parte: il Centro di Spiritualità Scout di Carceri (CSSC). A dirigere le attività del Centro, assieme a una equipe di Capi formati, c’è don Riccardo Comarella, a cui abbiamo rivolto qualche domanda.

“Don Riccardo, ma cos’è il CSSC?”
È prima di tutto la proposta di un’esperienza di fede diversa dal solito (MOLTO diversa, n.d.s.), quella che facciamo ai ragazzi. Troppo spesso nella mia esperienza di Assistente Scout mi sono sentito dire che la vita di fede è vissuta come un “problema”, sia dai più giovani che dai Capi. Altri assieme a me hanno osservato come ci sia una carenza di ascolto reale e di riflessione della Parola: molto spesso se ne fa un uso quasi “strumentale”, facendole dire quello che vogliamo, in base al tema che vogliamo, o non vogliamo, toccare in quel momento. Per non parlare della Liturgia, mattone pesante, ripetitivo e senza senso, che molte volte ci annoia anziché coinvolgerci.
Abbiamo ascoltato i ragazzi, tutto qui.

“Ma quindi, qual è lo scopo di questa iniziativa?”
Lo scopo del Centro, il più importante, è quello di annunciare di nuovo una Buona Notizia, che sia vissuta come tale… per davvero, non perché te lo hanno insegnato al catechismo! Qui non facciamo dogmatica, non facciamo teologia, non si fa morale… non abbiamo niente per cui metterci in cattedra a fare lezione! Proponiamo di rivivere l’ascolto della Parola con la “pancia”, partendo dalle dinamiche profonde e urgenti di ogni persona, vivendo un’esperienza concreta con accanto qualcuno che ti racconta una cosa fondamentale per la tua vita. Così la fede entra a far parte della nostra quotidianità e non è più un peso, ma una risorsa.

“Com’è nato il CSSC?”
L’idea girava nell’aria in diocesi già da un po’. Il vescovo Mattiazzo, già nel 2010, si è dimostrato interessato, e quando poi nel 2012 gli è stata proposta l’abbazia di Carceri, ci ha dato il suo appoggio con entusiasmo. C’è poi stata una serie di coincidenze che lascio giudicare a voi.
Prima abbiamo scoperto che la casa dell’ex foresteraio dell’abbazia era stata messa in vendita, e la diocesi ci ha finanziato l’acquisto. Ma poi si poneva il problema della ristrutturazione… come? In diversi hanno sentito parlare della tragica storia di Giulia Spinello ( http://www.padovaoggi.it/cronaca/incidente-stradale/san-giorgio-pertiche-mortagiulia- spinello-santa-giustina-colle.html n.d.s.).
Anche lei era stata qui, e si era innamorata di queste mura antiche. Nel febbraio del 2014 la mamma di Giulia mi ha chiamato, e ha offerto al centro una parte del risarcimento, che era esattamente la cifra che ci serviva per poter cominciare i lavori! Nel corso dei mesi poi si sono succeduti altri benefattori che ci hanno permesso di proseguire e terminarli nel Giugno del 2015. Tutti i Gruppi Scout del territorio, di qualunque associazione, hanno partecipato ai lavori, e anche oggi una buona parte della manutenzione è fatta da Rover, Scolte e Capi che vengono a fare Servizio.
Altro problema: ora che abbiamo un posto così bello… che ne facciamo?? Una sera, parlando con Daniele Boscari (già Capo nazionale AGESCI) è scattata la scintilla: come facciamo ad annunciare una Buona Notizia? Raccontando! Non la solita storia, ma un’esperienza evangelica che sia veramente incisiva sulla vita di ognuno. E di nuovo: abbiamo chiesto, e ci è stato dato. Padre Bizzetti (Generale dei Gesuiti di Padova) e Marco Tibaldi (docente di narratologia) sono rimasti affascinati dall’idea, e in poco tempo hanno organizzato il primo corso per gli educatori del centro. E da lì siamo partiti.

“Ma concretamente… cos’è che fate?”
Ogni proposta si sviluppa in un fine settimana, e ha al centro un particolare brano del Vangelo. Ciascuno rivive le emozioni dei personaggi del brano dal proprio punto di vista, in una maniera unica e personale, inserendo quella particolare esperienza evangelica nella propria esperienza di vita.
In pratica, un’Unita viene qui a fare un’uscita, una caccia o un volo; è ospitata nella casa o nel giardino (vedi alla voce: tende n.d.s.) ed è guidata nelle attività dagli educatori del centro. C’è anche la possibilità di partecipare come singoli per qualche giorno e come Unità per un’uscita autonoma. Quest’anno abbiamo attivato 10 proposte di week end diversi per le branche: 1 CdA/CdC, 2 per Esploratori/Guide, 3 per RS/Capi, e un appuntamento speciale per il Triduo Pasquale.

“Come hanno risposto i ragazzi finora?”
Dal Centro passano circa 3.000 persone all’anno. Ad oggi sono più di 8.000 da quando abbiamo aperto. Finora hanno partecipato molto gli Scout Agesci e l’AVSC. Molto meno i Gruppi FSE, e potrebbe essere interessante domandarsi come mai, ci stiamo riflettendo anche con gli altri educatori.

“E come ti sembra siano andate le attività fino ad oggi?”
È difficile da dire. Non si può mai misurare il frutto di quello che facciamo. Ma siamo sempre attenti alla verifica delle attività, sia tra di noi, che tramite i ragazzi e i loro Capi. Le opinioni di tutti e di ciascuno ci guidano continuamente per trovare il modo migliore di annunciare la nostra Buona Notizia.

“Un’ultima domanda: come mai fin dalla sua progettazione il CSSC si rivolge a qualunque associazione Scout?”
Le attività del centro non hanno lo scopo di formare solamente bravi scout. Ma buoni cristiani e buoni cittadini.
Vuole formare persone, insomma. Per questo è aperto a chiunque e va bene per tutte le associazioni.

…che dire?? Il CSSC è una realtà straordinaria, affascinante, che riserva sorprese ed esperienze che hanno qualcosa da dire a ciascuno, Rover o Scolta.
Provare per credere! Gli educatori del Centro e Don Riccardo sono sempre disponibili per qualsiasi chiarimento, è online anche il sito: www.cssc.it

Ha un unico scopo questo articolo…
diffondere una buona notizia!

Buona Strada
Giorgio, Cristina, don Riccardo
e tutti gli educatori del Centro

a cura di

Giacomo Giovanelli