Il genio è prerogativa dell’umano. Vivere nel creato “lavorando e custodendo” ciò che ci è stato donato, volgendo e usando tutto a fin di bene è prerogativa del genio.
Genialità è costruzione, edificazione, rappresentazione del bello, propagazione del bene. Genialità è il dono che ci mette in relazione con Dio. Sto parlando di qualcosa che è più di intelligenza. Non è solo abilità nel fare i calcoli o capacità di capire al volo certi discorsi o memorizzare dati ed eventi; non è predisposizione informatica o attitudine organizzativa. Nel genio che possiamo essere c’è una scintilla in più, quella di Dio. Anche il diavolo è intelligente, ma non è appunto un genio. La genialità creatrice è dono divino da prendere nelle nostre mani per realizzare il progetto di Dio… da prendere, ripeto, nelle nostre mani.
Solo noi abbiamo mani, solo a noi è stato dato il modo di operare materialmente. Il diavolo non ha mani, ed è per quello che cerca le nostre e, quando ci riesce, le usa. Triste relazione allora nasce; terribili cadute e schianti. Le mani create per accarezzare, stringere legami, modellare incanti, disegnare paradisi, diventano matrice per l’inferno. Ricordate nel Signore degli Anelli quale simbolo era stampato sulla fronte degli Uruk-hai quando venivano generati dal fango nel buio della spelonca di Saruman a Isengard? E lo stesso simbolo sul loro vessillo nero? Era una mano bianca. Quasi a ricordare che lo strumento può essere rivoltato. La mano che può operare il bene diventa simbolo del male, ciò che ci è stato donato per costruire viene usato per distruggere.
La mano di Saruman rappresenta la destrezza (così era anche nel significato del suo nome: uomo abile, dotato di destrezza). Saruman è l’uomo abile, capace anche di tecnologia oltre che di potere magico sulla natura. Le sue capacità e la sua intelligenza sono al servizio dell’oscuro signore Sauron.

Saruman realizza strumenti per costruire il mondo che Sauron immagina. Tutto, alla fine, viene fermato dal genio imprevedibile della Provvidenza, quel genio capace di essere oltre ogni schema, fuori da ogni capacità di intelligenza.
Noi possiamo scegliere se farci prendere dal genio oppure se restare affascinati dalla intelligenza. È l’eterno vaglio che coinvolge ogni individuo, scelta personale che arriva nel corso di un lungo cammino che ogni giorno è da ridiscutere nel nostro cuore e da rendere sempre più chiara.
Con la semplice intelligenza potremo fare tante cose. Essere uomini e donne apprezzati, anche di successo, con un lavoro interessante e un certo reddito.
editoriale_2L’intelligenza ci convincerà che i parametri della realizzazione sono visibilità, ricchezza e possesso: cose misurabili e concrete. Il genio invece a cui mi riferisco è tutt’altro; quel genio che chiede di metterci in relazione con Dio e che cerca le nostre mani è ben diverso.
L’uomo che ha raccolto la scintilla geniale è colui che costruisce cattedrali e abbazie e conventi, che crea forme solenni per la lode a Dio e per la vita delle comunità. È chi lavora a qualsiasi livello senza cercare di ottenere ricchezza, ma generando guadagno per il bene suo e degli altri. È il genio capace di produrre frutti dalla terra e di distribuirli per avere il giusto reddito senza vendersi alle multinazionali.
È chi non vive di contributi pubblici, ma che fa la sua parte, anche piccola e quotidiana; ogni giorno, non ogni tanto. Con le sue mani non porta via agli altri, non usa dei beni pubblici con insipienza e con egoismo. Con le sue mani sa costruire e sa anche risparmiare; riutilizza, modifica, conserva nel tempo, rigenera e usa fino in fondo senza farsi influenzare dagli inviti della piazza del mercato del mondo.
Lui, con il genio che ha ricevuto, rende nuove le cose e il senso. Nel suo cuore staziona una continua ansia creativa volta alla bellezza, bellezza da condividere, da costruire con gli altri; è animato dal desiderio di vedere realizzate cose buone e soffre della distruzione del mondo e del mal uso dei talenti e dei doni materiali e spirituali.
Le mani gli servono per avvicinare gli uomini tra di loro e per avvicinarsi lui agli altri, per creare famiglia, legami, progetti condivisi, per dare vita a generazioni.

Ragazzi, non è un sogno, quel genio è prossimo a noi, è la sapienza di salomonica memoria, è qualcosa che dobbiamo chiedere a Dio, è appunto una prerogativa, un privilegio speciale che è riservato a noi figli, se lo chiediamo. Discernere bene da male e usare le nostre mani per il bene, sempre e solo per il bene, ogni giorno, ogni momento, in ogni occasione.
Lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato – ce lo raccontiamo sempre – ma dobbiamo anche essere capaci di pensarlo e di farlo veramente… per questo ci vuole genialità manuale.

Monica D’Atti