“Da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza”
[Papa Francesco]

Mammadù, Ali, Gigi, Alim sono alcuni dei nomi dei ragazzi che abbiamo conosciuto durante la “Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato” presso il centro d’accoglienza Acisel di Roma, un incontro che ha dato nuovo impulso alle nostre vite quotidiane.

Facciamo un passo indietro…
Il nostro Fuoco quest’anno ha deciso di affrontare alcuni temi d’attualità volti all’accoglienza e all’incontro con l’altro, approfondendo ciascuna tematica attraverso il capitolo e l’inchiesta.
Il primo tema che abbiamo affrontato è stato quello dell’immigrazione e dopo esserci documentate sull’argomento, consultando articoli di giornale, leggi e libri di storia, abbiamo elaborato un questionario che è stato poi compilato da amici, parenti e conoscenti. In seguito è venuto per noi il momento di metterci in gioco in prima persona e conoscere più da vicino questa realtà, perciò il 18 Gennaio con una parte del Fuoco ci siamo recate presso il Centro Acisel che opera nel sociale con attività rivolte all’assistenza e all’integrazione degli immigrati.
Dopo un primo momento d’imbarazzo sia da parte nostra, dovuto probabilmente alla presenza di soli ragazzi, ma anche da parte loro, poiché siamo state viste come le ennesime estranee venute lì per fare domande, abbiamo rotto il ghiaccio presentandoci noi per prime e spiegando la motivazione dell’incontro.
Tutte le nostre preoccupazioni sono passate in pochissimo tempo, infatti i ragazzi si sono dimostrati molto cordiali, raccontandoci con estrema tranquillità e semplicità le loro storie ed esperienze di vita.

VitaDaScolta_2Davanti ai nostri occhi avevamo molti ragazzi di differenti etnie, religioni ed età ma nel profondo delle loro storie si potevano sentire gli stessi sentimenti di ansia, angoscia, paura, ma soprattutto VOGLIA DI VIVERE.
Guerre civili, persecuzioni politiche e religiose hanno spinto questi ragazzi, alcuni anche più piccoli di noi, a scappare dalla propria Nazione, lasciando le proprie famiglie alla ricerca di un futuro migliore.
Giovani che dopo lunghi ed estenuanti giorni di viaggio via terra e per mare, rischiando più volte di morire, soffrendo la fame e la sete, sono arrivati nel nostro Paese. Qui, in Italia, come ci ha raccontato uno dei ragazzi non si aspettavano di trovare “il paradiso o il paese dei balocchi, ma sicuramente una possibilità di VITA”.
I ragazzi hanno risposto a quasi tutte le nostre domande rendendo la conversazione molto attiva e dinamica. Ci hanno raccontato del fatto che l’integrazione è difficile soprattutto perché non conoscono in modo adeguato la lingua e vengono additati come “stranieri” o “ladri di lavoro” prima ancora di potersi presentare, del fatto che vorrebbero viaggiare per l’Europa in cerca di un lavoro stabile ma che le leggi attuali non lo permettono.
Durante questa chiacchierata sono state due le risposte che ci hanno colpito di più, la prima ci è stata data in risposta a questa domanda: “Vi sentite a casa qui in Italia?” da parte di un ragazzo il quale ha timidamente detto che l’Italia è diventata la sua casa poiché non può più tornare nella sua vera casa. La seconda risposta ci è stata data alla domanda: “Adesso cosa farete?” ed un ragazzo tunisino con voce tremate ci ha detto che senza un lavoro per mantenersi sente di sprecare la propria vita e che cercherà lavoro ancora un anno e se non dovesse trovarlo sarà costretto a tornare nel suo Paese.
Anche i ragazzi hanno posto a noi delle domande, volevano conoscere il nostro punto di vista sul tema dell’immigrazione, cosa pensavamo delle politiche messe in atto dal nostro Paese nei loro confronti e ci hanno posto una domanda fondamentale: “Voi cosa farete in futuro? Emigrerete anche voi alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore?”
Dopo aver fatto le foto di gruppo ed aver salutato, ci siamo fermate fuori dal Centro per pensare a quello che avevamo appena vissuto. Molte di noi avevano già un’idea su questo tema chi con una visione positiva chi con una visione negativa, ma quest’attività ci ha permesso di aprire gli occhi e la mente su di una realtà troppo spesso manipolata dai media.
Siamo uscite da quel Centro come Scolte totalmente diverse, con qualcosa in più nel cuore.
Abbiamo imparato a guardare oltre l’apparenza e i pregiudizi, ad amare il nostro prossimo ed il “diverso” come dovrebbe fare ogni BUONA CITTADINA ma soprattutto BUONA CRISTIANA.

Fuoco “Fonte Viva”
Gruppo Roma 4

a cura di Elena Bratti