“Sente coerentemente perché sente
quello che pensa e quello che fa. Opera
coerentemente perché fa quello che sente e
quello che pensa” (Papa Francesco)

La coerenza non è una “scelta” di vita che abbia valore in se stessa.

cadendodacavallo

Mi sembra che essa sia sempre ancorata a un valore, che fonda la sua validità. È sempre una “coerenza a partire da” o una “coerenza per”, “in vista di”. Ci può aiutare il significato etimologico, e dal latino vediamo che: cohaerentia(m), è derivato di cohaerìre “essere unito, legato, connesso”. L’etimologia non è poi così male, quando poi ci da ragione è una meraviglia! Nella Scrittura non si usa la parola “coerenza”, ma esiste la parola “fedeltà”. Fedeltà che, lei pure, ha il suo fondamento nell’Amore. La coerenza, biblicamente parlando, si può comprendere, così, come una espressione della fedeltà di Dio nell’Amore (valore della Giustizia). Dio è coerente con il Suo essere Dio. Gesù, lo sappiamo è il volto “visibile e dicibile” di Dio. Certamente, Gesù stesso mostra una grande determinazione e scelte forti. Ma se si perde di vista il vero motivo della sua presenza tra noi e la sua croce/risurrezione (l’evento che segna la differenza radicale), molte cose non si intendono più nelle sue scelte concrete fatte giorno per giorno. In Gesù Dio si mostra: totalmente dalla parte di Dio e totalmente dalla parte degli uomini.
IL VANGELO È COME UN NODO PARLATO, esso narra il dialogo ed il legame tra i discepoli e Cristo e a proposito dei due grandi comandamenti: «amare il Signore e amare il prossimo», essi devono rimanere uniti e compatti. Per amare il prossimo e Dio dobbiamo seguire le indicazioni che Gesù stesso ci dà per rendere visibile il Regno di Dio sulla terra e per raggiungere questa meta “leghiamo” a lui la nostra vita (coerenza umana ed evangelica). Papa Francesco (12 giugno 2014) ci presenta, commentando il Vangelo riportato, un treppiede della fedeltà nell’amore dove la coerenza tiene per mano le sue sorelle: realismo e fraternità.

Dal Vangelo secondo Matteo (5, 20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui…!».

1. REALISMO. «Primo paletto: un sano realismo»… un Servizio alla pace.

«Se tu hai qualcosa contro un altro e non puoi sistemare, mettiti d’accordo, almeno; ma, mettiti d’accordo con il tuo avversario, mentre sei in cammino. Non sarà l’ideale, ma l’accordo è una cosa buona. È realismo.
E uno fa un passo, l’altro fa un altro passo e almeno c’è la pace: una pace molto provvisoria, ma la pace dell’accordo».

2. COERENZA. Il secondo paletto è la coerenza rispetto a quello che diciamo di essere, per cui non diffamare, non insultare, non denigrare l’altro. È la Strada su cui camminare.

«Sparlare dell’altro è uccidere perché alla radice è lo stesso odio. Lo uccidi in un un’altra maniera: con le chiacchiere, con le calunnie, con la diffamazione. Oggi pensiamo che non uccidere il fratello sia non ammazzarlo, ma no: non ucciderlo è non insultarlo. L’insulto nasce dalla stessa radice del crimine: è la stessa. L’odio.
Se tu non hai odio, e non ucciderai il tuo nemico, tuo fratello, non insultarlo nemmeno».

3. FILIAZIONE. Il terzo paletto è la «filiazione» o Fraternità

Tutti, infatti, siamo fratelli perché «abbiamo lo stesso Padre». Non parlare con il Padre senza essere in pace con il fratello. Questo programma non è facile ma è la via che Gesù ci indica per andare avanti in pace fra noi con coerenza e con spirito di fraternità. Essere coerenti come Gesù nell’amare Dio e il Prossimo significa vivere in santità e raggiungere l’ ideale completo di persona umana tenendo ben legato il treppiede su cui si basa la tua vita di Scolte e Rover:
• una vita salubre e felice in buona compagnia di altri/e della tua età = Comunità;
• sapendo che non lavori esclusivamente per te, ma a vantaggio degli altri = Servizio;
• svolgendo un’attività compiuta avanzando a tappe, con lo zaino sulle spalle e vivendo tutte le occasioni di scoperta e d’incontro che l’itinerario presenta = Strada.

Le beatitudini sono «la carta d’identità del cristiano» e a maggior ragione della Scolta e del Rover come dei Capi, per una vita più umana e coerente con il vangelo che si chiama santità. Per questo Papa Francesco — nell’omelia della messa celebrata lunedì mattina, 9 giugno 2014, nella cappella della Casa Santa Marta — ha invitato a riprendere in mano quelle pagine del Vangelo e a rileggerle più volte, per poter vivere fino in fondo un «programma di santità» che va «controcorrente» rispetto alla mentalità del mondo. Così «se qualcuno di noi fa la domanda: “Come si fa per diventare un buon cristiano?”», la risposta per Papa Francesco è semplice: bisogna fare quello che dice Gesù nel discorso delle beatitudini (Matteo 5, 1-12).
Questo è il programma di vita che ci propone Gesù «tanto semplice ma tanto difficile» allo stesso tempo. E se noi volessimo qualcosa di più, non solo saper fare ma anche saper essere, Gesù ci dà anche altre indicazioni, in particolare quel protocollo sul quale noi saremo giudicati che si trova al capitolo 25 del Vangelo di Matteo: “Sono stato affamato e mi hai dato da mangiare; ero assetato e mi hai dato da bere; ero ammalato e mi hai visitato; ero in carcere e sei venuto a trovarmi”.

Fammi brillare davanti agli occhi sempre nuove mete
Signore Gesù, Io sono contento della mia Promessa
e non voglio tornare indietro.
Ti ringrazio di avermi chiamato per questa via
e ti domando l’aiuto per continuare.
Quando la vita di tanti mi scoraggia
e mi suggerisce di essere come tutti gli altri,
tu aiutami ad essere coerente !
Anche se tutti sono cattivi, io voglio essere buono;
anche se tutti sono dei vili, io voglio essere generoso;
anche se tutti si accontentano di andare dietro all’onda,
io voglio ancora camminare diritto.
Preservami, o Signore, dalla malinconia senza ragione,
dalla noia che tutto distrugge.
Fammi brillare davanti agli occhi sempre nuove mete e fammele
toccare prima che io mi stanchi per via.
(preghiera-riflessione postata da un capo sul valore della coerenza sul Forum di FSE Grosseto)

Don Claudio Barboni – Assistente Nazionale Rover