“Molte volte c’era chi ci domandava dove trovassimo il coraggio di portare a termine il servizio che ci eravamo assunti. Noi non sapevamo dare una
risposta perché la forza era in noi e solo ora ci rendiamo conto che era il Signore a sorreggerci nella prova”.

Cadendo da cavallo_2Sono le parole di Gianfranco, rover di Treviso che partì verso Longarone insieme al suo Clan, una volta appresa la notizia del disastro avvenuto presso la diga del Vajont nell’ottobre del 1963. La sua e molte altre testimonianze di rover e scolte sono raccolte nel libro “Preparati a servire”, presentato dal Centro studi e documentazione scout “Don Ugo de Lucchi” di Treviso. Molti rover e scolte, provenienti da varie parti d’Italia, presero parte alle operazioni di soccorso: questi ragazzi avevano tra i 17 e i 22 anni; tra loro c’erano studenti universitari, operai, ragazzi che avevano già vissuto l’esperienza del servizio militare. Per tutti loro, i giorni trascorsi al servizio dei sopravvissuti del Vajont tracciarono un solco indelebile nella memoria.

“Tante volte noi facciamo servizio e per la nostra opera riceviamo la soddisfazione di veder le persone contente e che ci apprezzano; riceviamo per così dire un “contentin”. Questa volta, invece, non c’era niente che potesse spingerci al servizio al di fuori del nostro impegno e della nostra preparazione”.

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La biciclettina del Vajont, Base Nazionale di Bracciano

La testimonianza di questa scolta, anche lei di Treviso, mi fa interrogare: se oggi accadesse a me, saprei rispondere alla richiestadi aiuto con la sua stessa prontezza? Saprei rinunciare alla mia vita, non facile ma sicuramente comoda, per andare a prestare servizio sapendo di ricevere poco o niente in cambio?

Dalle testimonianze raccolte nel libro non traspare il senso di “paura” del servizio svolto. C’è invece un profondo senso di partecipazione al dolore delle persone; una vera e propria “compassione”.
Molti ragazzi e ragazze, in varie parti d’Italia, appresero la notizia via radio; le prime informazioni erano che la diga fosse crollata, solo successivamente la notizia fu smentita e venne reso noto ciò che era veramente accaduto. Quei ragazzi, appresa la notizia, ne parlarono a scuola, con i colleghi al lavoro: si chiedevano quando partire, alla fine del turno in fabbrica o terminate le lezioni di scuola. Ancora non sapevano quale servizio li avrebbe messi a dura prova nei giorni seguenti: scavare nel fango per ritrovare i cadaveri, nudi e mutilati, ricomporli decorosamente per quanto possibile e ripulirli. Quei rover e quelle scolte avrebbero svolto servizio anche al cimitero di Cadola, per seppellire i corpi e accompagnare i parenti nel penoso compito di riconoscere i propri cari. Il libro che vi suggerisco è ricco di dettagli e di testimonianze di quanto svolto, perché noi oggi non dimentichiamo quanto avvenuto e non ci sentiamo soli nelle nostre difficoltà quotidiane.

“Mi guardai intorno un po’, per trovare qualcosa di “significativo”.
Avevo pensato a un sasso o al mattone di una casa, ma gettai l’occhio su di un piccolo triciclo rosso, tutto ammaccato e contorto,
schiacciato dalle macerie delle case crollate o dai cingoli delle ruspe”.

Così Veniero Galvagni, aiuto capo del Riparto di Mel, portò a Bracciano, sede di campi scuola scout, il piccolo triciclo: per ricordare a tutti i nuovi capi quanto fatto da rover e scolte al Vajont, quanto amore compassionevole nel servire era stato speso in quei giorni.

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Curatore: Andrea Padoin
Titolo: Preparati a servire. L’intervento scout al Vajont 1963
Editore: Tipografia Piave Editore, 2013
Pagine: 252
Prezzo: 16 euro

 

 

 

Massimo Pirola