Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: “Salve, ragazzi. Com’è l’acqua?” I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa “Che cavolo è l’acqua?”

Vi è piaciuta questa storiella? A me no.

Questa storia infatti ci fa capire il contesto in cui siamo. Rileggiamola insieme: ci sono dei pesci giovani che nuotano, senza problemi. Sicuramente sono abilissimi, velocissimi e sanno fare mille capriole e acrobazie. Poi c’è un pesce più anziano, che nuota nella direzione opposta, controcorrente, insomma al contrario! Questo pesce chiede ai due più giovani come è, secondo loro, l’ambiente che li circonda, come ci si trovano… I due non si rendono conto, nemmeno rispondono. Ma poi, quando il pesce in direzione “ostinata e contraria” (per dirla alla De Andrè…) sparisce, si domandano cosa sia l’acqua. Non si erano accorti nemmeno dove stessero nuotando. Non si erano resi conto in cosa erano immersi.
Tutto questo capita anche a noi, ogni giorno. A volte siamo così presi dal “fare cose” che dimentichiamo il modo di farle. A volte invece dimentichiamo il perché… a volte peggio ancora il per-chi. Siamo così trascinati dalla corrente quotidiana, quella normale, quella che seguono tutti, che non ci accorgiamo dove siamo e verso dove stiamo andando.

Se mi concedete anche oggi, fra Acqua_2queste righe, la solita pillola sulla nostra vita online, vi potrei dire che per il tempo che passiamo in rete è più o meno la stessa cosa. A volte abbiamo comportamenti che non riusciamo a “leggere”, a decodificare. Lo notiamo tantissimo con i nostri fratellini e sorelline più piccoli, i cosiddetti nativi digitali, che ci sorprendono e ci fanno esclamare che alla loro età certe cose noi ce le sognavamo.

Capita così, che a volte facciamo cose solo perchè le fanno tutti. Per non sentirci esclusi, per non staccare quel filo che ci tiene in contatto con gli altri. Questo può essere bello ed affascinante, ma ci insegna inoltre, se ci fermiamo un attimo a riflettere, che quando faccio qualcosa di anormale (che mi rende cioè diverso dalla maggioranza che mi sta intorno) questa può arricchire chi mi sta accanto.

State attenti, non sto dicendo di riempire Facebook di foto scout (perdonatemi, ma alcune a volte sono “inguàrdabol”…) o frasi di B.-P., per carità fatelo pure, ma non è necessario! Sto dicendo, invece, che con stile scout si può vivere nella stessa normalità di tutti i nostri amici e,
allo stesso tempo, brillare di una luce che ci farà apparire speciali, proprio perché dimostriamo di sapere con certezza in che direzione stiamo nuotando! Il nostro stile scout si deve vedere anche e soprattutto quando non indossiamo l’uniforme, nelle situazioni per così dire normali, di tutti i giorni. La fedeltà alla Legge e alla Promessa scout si farà notare.

Gipo Montesanto – Commissario Nazionale Rover